Le tragicommedie di TRENITALIA

 

Oggi il nuovo orario di Trenitalia ha dato i suoi frutti.

Nelle stazioni di Treviglio erano previste le soppressioni dei treni diretti a Bergamo, sostituiti da bus in grado, secondo trenitalia, di compiere il tragitto Treviglio-Bergamo con fermata a Verdello in 22 minuti. I pendolari sanno benissimo che solo la coda al semaforo di Verdello tiene impegnati dai 10 ai 20 minuti. Inoltre i treni diretti a Milano sono stati drasticamente ridotti.

In stazione erano presenti polizia, carabinieri e digos (perchè non si sa mai), in una buona decina, per evitare "colpi di testa" da parte dei pendolari.
Solo la presenza del sindaco di Treviglio, assessori comunali e consiglieri regionali ha permesso l’avvio di una trattativa che ha portato, in via del tutto eccezionale, alla fermata di un treno diretto a Bergamo. Domani boh, tutti a piedi che fa bene alla salute. Anzi no, ve lo lasciamo fino al 12 gennaio. Vale a dire: appena riapriranno le scuole e se ne sentirà devvero il bisogno, lo sopprimeremo di nuovo.

È carino, ma non sorprendente (remember treni speciali?), l’atteggiamento di trenitalia, che manda preventivamente le forze dell’ordine nel momento in cui i pendolari rivendicano la possiblità di muoversi; non chiedono di arrivare in orario, ormai si sono ridotti a chiedere di arrivare.
Come ha giustamente detto un agente della Polfer: "Ma che cazzo ci faccio io qui".

Tra breve sarà disponibile un primo breve video sulla giornata.
w la TAV e Moretti ( nè Nanni nè Mario).

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Bergamo, 12 dicembre 08- sciopero generale

 

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A Bergamo si muore di lavoro.

 

Cronache di una strage quotidiana, che fa notizia solo quando per caso i morti e i feriti si concentrano in un breve lasso spazio-temporale.

Operaio ventenne muore schiacciato da un cilindro di una tonnellata

Aveva compiuto vent’anni lo scorso 27 ottobre e pochi giorni dopo aveva
avuto dalla Dalmine la notizia che aspettava da tempo: “Avrai un altro
contratto semestrale, hai lavorato benissimo”. Il nuovo contratto da lavoratore
interinale di Sergio Riva, che viveva a Spirano, sarebbe iniziato a metà
dicembre. All’1,30 della notte scorsa (9 dicembre) il giovane lavoratore
è morto nel reparto Fas/Expander, travolto con violenza da un cilindro di ferro
pesante una tonnellata.
Il reparto è stato sequestrato e la salma di
Sergio Riva è stata composta al cimitero centrale di Dalmine. La Procura della Repubblica
ha avviato i primi accertamenti, avvalendosi del supporto tecnico del
Dipartimento prevenzione dell’Asl di Bergamo. (Nella foto operai fuori
dalla Dalmine, in via Veneto, dopo la proclamazione dello sciopero
).
Sergio Riva era uscito da casa attorno alle 21,30 dell’8 dicembre, salutando la
mamma Emilia Campana, il papà Emilio e i due fratelli Elia e Mauro, di 16 e 18
anni, entrambi seminaristi. Alle 22
ha iniziato il turno al reparto Fas/Expander di Tenaris
Dalmine, dove stava per concludere il secondo periodo di contratto da
lavoratore interinale (di sei mesi in sei mesi) con l’agenzia Adecco.
Nel suo turno l’azienda non era in produzione e Sergio Riva, con un
collega più esperto, avrebbe dovuto giusto preparare quello che
tecnicamente viene definito l’imbuto tramite il quale far
passare i tubi per inserirli in un forno. 

Secondo i primi accertamenti il giovane operaio si è spostato vicino al
macchinario, in attesa di un collega che si era assentato per andare a
prendere una radio e tenersi in contatto con altri operatori. Sergio
Riva si trovava proprio sotto l’imbuto per i tubi, pesante una tonnellata, che
l’ha travolto colpendolo con violenza al busto e ad un braccio.

A nulla è servita la chiamata del collega ai soccorsi aziendali, dotati di
guardia medica e autoambulanza. Il medico ha constatato il decesso del ventenne
in reparto. Sul posto sono poi intervenuti, durante la notte, i carabinieri e i
tecnici dell’Asl. La magistratura ha disposto il sequestro del reparo
Fas/Expander. La salma di Sergio Riva è stata composta al cimitero di Dalmine.
Alle 12,30 la magistratura ha concesso il nulla osta alla tumulazione. I
funerali saranno celebrati a Spirano alle 14,30 di giovedì 11 dicembre.
L’azienda siderurgica si è fermata: Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno
sciopero di otto ore, vale a dire dei tre turni tra le 6 del 9 dicembre e le 6
del 10. A
Costa Volpino, Piombino e Arcore sciopero di due ore a fine turno, sempre per
la tragedia accaduta a Dalmine.
Quello della notte è stato un tragico evento per i familiari di Sergio Riva e
per tutti i lavoratori di TenarisDalmine.

L’ultimo operaio morto negli stabilimenti dalminesi era stato un
altro giovanissimo: Pierpaolo Testa, 21enne, travolto da un camion mentre si
preparava a lavorare in azienda all’alba del 2 ottobre 2004.

Da: www.bergamonews.it, 09/12/08

 

Lutti nel mondo del lavoro: tragedie a Dalmine e S. Pellegrino
Un ferito a Scanzorosciate

Si allunga la lugubre catena di lutti nel mondo del lavoro.
In poche ore due persone sono morte a Dalmine e a San Pellegrino Terme. Alla Tenaris
un operaio ventenne di Spirano è morto schiacciato da un pesante cilindro. A San
Pellegrino
un sommozzatore, 47enne trentino, è morto mentre stava lavorando
nei pressi della diga. Alla Montello Spa, tra sabato 6 e domenica 7
dicembre, un’altra tragedia: un operaio è stato schiacciato e ucciso da un
muletto. A Scanzorosciate, alla Gsi un senegalese è rimasto infortunato:
ha riportato lo schiacciamento di un piede ed è sttao ricoverato all’ospedale
di Seriate.

Da: L’Eco di Bergamo, 09/12/08 

 

 

 

 

 

 

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Prevedini ama la Gelmini

 


Il sindaco Prevedini, primo cittadino di Caravaggio (Bg), ha ottenuto un importante riconoscimento per la sua piccola città su importanti giornali esteri: Caravaggio sarebbe la città più xenofoba d’Italia (lo ammetterete, è una dura competizione, e vincere non è da tutti). E’ stato tra i primi inventori di ""ordinanze creative" ". Ha fatto sfilare mezzi militari decorati da simboli fascisti il giorno del 25 aprile. Guida il paese più videosorvegliato della nazione, altro primato considerevole. Ha difeso i picchiatori razzisti della banda della Panda nera


Ma non è ancora soddisfatto! Stavolta quale chicca ci ha regalato? Ha scatenato i vigili contro i maestri della scuola elementare.


Prevedini: un uomo, un record. 

IL SINDACO AGLI
INSEGNANTI ANTI-GElMINI: «STRUMENTALIZZATE GLI ALUNNI»

Caravaggio Non è proprio piaciuto al primo cittadino il
manifesto di protesta contro la riforma Gelmini che dalla scorsa settimana
campeggiava sul cancello della scuola elementare «Michelangelo Merisi». E lo ha
fatto rimuovere.

Giuseppe Prevedini, non ha
sentito ragioni. Il cartello era affisso su un luogo pubblico, una proprietà
comunale e ha inviato gli agenti della Polizia locale per levarlo, lì non ci
poteva stare.

«Ognuno difende la propria parte politica ma mi infastidisce quando
vengono coinvolti i bambini – ha detto – Vanno a scuola per imparare e non per
leggere slogan di cui non sanno nulla, è una strumentalizzazione e non è
corretto. Ho chiesto alla Polizia locale di provvedere a levare il cartello da
quella che è una proprietà comunale».

Poi il primo cittadino è entrato nel merito dello scontro tra buona
parte del mondo scolastico e la riforma proposta dal ministro Gelmini.

«La
Sinistra difende la scuola pubblica ma è in grosse
difficoltà economiche, inoltre sulla riforma sono state dette grosse falsità:
il maestro unico non tocca il tempo pieno e anzitutto l’Università non viene
toccata se non per i tagli, ma questi erano già stati programmati anche negli
anni precedenti. I privilegi di pochi hanno prodotto sperpero di risorse. Ci
ritroviamo con un milione di dipendenti pubblici e una scuola di basso livello.
Come mai i parlamentari di Sinistra che difendono la scuola pubblica, come
Valter Veltroni, mandano i propri figli in scuole private, addirittura
all’estero? Prima di protestare vediamo i risultati della riforma».

La risposta dei
lavoratori della scuola:

Come insegnanti che
da anni operano nella scuola pubblica con rispetto nei confronti dei propri
alunni e delle loro famiglie, abbiamo aderito nella quasi totalità
(indipendentemente dalle posizioni politiche!!!) allo sciopero indetto dai
sindacati il giorno 30 ottobre per manifestare il nostro dissenso riguardo al
decreto Gelmini, ora tradotto in legge. Ciò che ci ha spinti ad affiggere alla
recinzione uno striscione è stato il desiderio di motivare all’utenza le
ragioni della nostra protesta. Al di là del discutibile e poco democratico iter
seguito dal ministro per la presentazione del decreto in questione, infatti, noi
siamo convinti che non si possa smantellare così brutalmente un sistema
scolastico fondato su quei principi pedagogici che hanno ispirato le riforme
degli ultimi trent’anni, riforme che ci hanno visti coinvolti in prima persona
in un cammino di sperimentazione e profondo cambiamento, con l’unico obiettivo
di migliorare il servizio pubblico. Non a caso la scuola primaria italiana è
considerata tra le migliori in Europa e nel mondo! Ricordiamo al signor sindaco
che gli articoli 13 e 21 della Costituzione italiana tutelano la libertà dei
lavoratori di protestare sul luogo di lavoro. Nessuno, inoltre, deve sentirsi
autorizzato ad accusarci di aver strumentalizzato gli alunni (peraltro ignari),
semmai siamo convinti di aver agito nel loro interesse esprimendo una forte
disapprovazione nei confronti di chi considera la scuola un sistema da
«demolire» in nome di un non ben precisato risparmio di risorse: da modificare
sì, ma insieme, ascoltando la voce di chi, dal di dentro, conosce bene le
situazioni e i problemi di fronte ai quali ci si confronta ogni giorno, che
certamente non sono gli stessi di trent’anni fa! Distintamente salutiamo.
 

GLI INSEGNANTI DELLA
SCUOLA PRIMARIA «MICHELANGELO MERISI» ADERENTI ALLO SCIOPERO DEL 30 OTTOBRE (45
SU 47 IN
ORGANICO)

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Solidarietà agli occupanti del Liceo Lussana

 

Solidarietà agli occupanti del Liceo Lussana di Bergamo.
Condividiamo in pieno i motivi e le modalità dell’occupazione.
La protesta è stata interrotta con le minacce e l’uso della forza, ma non si fermerà di certo qui.

rete*bassa

qui alcuni comunicati a proposito.

 

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Hanno cancellato i graffiti in stazione

 

Treviglio, Bg.

Immagini scattate il giorno dopo l’imbiancatura che ha cancellato i graffiti della Stazione Ovest.

Forse è ora che RFI, delle FS S.p.a., inizi ad investire soldi in altri modi. 

 

 

 

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Altri tre racconti della Bassa – 6°,7°,8° racconto

 

oggi una sciccheria: ben 3 racconti della Bassa, li potete scaricare qui:

Relazioni

Preghiere

Grigio Zinco

per gli altri racconti basta cliccare sulla categoria Racconti della Bassa qui a destra. Enjoy!


 

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Dateci i treni e poi ne riparliamo!

MANIFESTAZIONE PUBBLICAdomenica 16 novembre, alle ore 10.30, presso il parcheggio a servizio della fermata ferroviaria di Arcene


in caso di maltempo presso la Sala Consiliare "La Costituzione del ‘47", Piazza della Civiltà contadina
 

La grande opera che vogliamo: treni per i pendolari! 

Siamo pendolari.Dopo anni di esperienza non ci stupisce l’atteggiamento di Trenitalia, Rfi e compagnia cantante: un’arroganza crescente che si accompagna ad un progressivo dirottamento delle risorse alle grandi opere (TAV, grandi stazioni ecc.) abbandonando il servizio per studenti e lavoratori.

La strategia è chiara: spremere il più possibile i viaggiatori con continui rincari e eliminazione dei rimborsi, tagliare al tempo stesso le tratte con modifiche agli orari, eliminazione di treni, mancati investimenti in nuovi lavori nelle tratte, investimenti in lavori mai completati o peggio ancora completati e abbandonati come nel caso di Arcene, in una paradossale politica di riorganizzazione e tagli degli sprechi (ricorda forse qualcosa? magari la scuola, o il pubblico impiego?).

Si prende un’azienda pubblica, rispondente ad una necessita vitale come la mobilità, e la si trasforma in un servizio di lusso per pochi clienti, come amano chiamare i passeggeri quelli di Trenitalia, il tutto con largo uso di fondi pubblici.

Non ci si può aspettare d’altro da un gruppo dirigente con l’ amministratore delegato  che invita i "clienti" di certe tratte a non prendere il treno perchè c’è troppa gente; che investe  (notizia di questi giorni) in un nuovo treno Milano-Roma super lusso che, una volta arrivati, rende disponibile, con soli 35 euro in più, una limousine(!) .

Sembra quasi di sentirli dire: ma cosa pretendono questi di Arcene, che gli facciamo arrivare il treno sotto casa? La risposta è SI! E non solo questo, pretendiamo che il treno sia pulito, che abbia partenze frequenti, che arrivi in orario e che non si debba trascorrere il viaggio in piedi o ammassati negli spazi tra i vagoni, a rischio della nostra sicurezza.

Ovviamente verrà detto che i soldi per Arcene non ci sono.I soldi che potrebbero finire nella tratta Milano- Bergamo li usano per un’opera dannosa come la TAV. Realizzare la TAV in Italia costa 10 volte di più che negli altri paesi, per tratte nettamente inferiori. Come mai? Un articolo apparso sull’Espresso mette in luce i primi risultati di un’indagine condotta dalla Procura di Milano. L’avvio dei lavori per l’alta velocità, avvenuto nel 2002, è stato immediatamente oggetto di attenzione da parte dei clan di Cosa Nostra e della ‘Ndrangheta, infiltrati nel controllo delle gare di appalto, nel noleggio dei macchinari da scavo e nella fornitura di materiali e commesse.L’intreccio fra malaffare e grandi opere non si è però limitato alla gestione dei lavori: un gran numero di cave usate per l’estrazione dei materiali da costruzione sarebbero poi state riempite con materiali pericolosi, fino a diventare vere e proprie discariche illegali di rifiuti tossici

. Inoltre Trenitalia finanzierà indirettamente la BreBeMi. Sembra un paradosso che chi fa treni si metta a costruire strade, però è così. Quindi altri soldi finiranno in un progetto di un’autostrada la cui gara d’appalto è sotto esame da parte dall’Unione Europea per dubbi di legittimità. L’utilità di questa nuova autostrada è molto dubbia, visto che l’unico studio mai effettuato sulla mobilità nelle nostre zone prevede migliori benefici con l’adeguamento delle strade esistenti.

La natura puramente speculativa della BreBeMi si palesa nel fatto che le uniche opere in via di realizzazione sono dei centri commerciali sul suo futuro tracciato.La voglia di costruire e cementificare ovunque sull’onda di una speculazione senza ritegno necessita ovviamente di materiale da costruzione. Ed ecco dunque che i cittadini di Arcene si vedono costruire una cava oltre alle varie già esistenti nel territorio circostante.

 Non solo non danno il servizio per cui si è già pagato, ma chiedono che gli si dia ancora dell’altro!I cittadini di Arcene e i passeggeri della tratta Milano-Bergamo hanno già pagato, e anche tanto negli anni precedenti, per un servizio scadente.Non possiamo e non vogliamo dare ancora di più. 

Vogliamo solo ciò che ci spetta di diritto: un servizio efficiente e alla portata di tutti  per studiare e lavorare, un ambiente vivibile, meno traffico sulle strade. 

Rete*Bassa   

 

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gente senza vergogna

 

Dopo tante stucchevoli storielle della stampa sulla "generosità" con cui era stata trattata la famiglia di un clandestino boliviano morto mentre si recava al suo porto di sfruttamento quotidiano, ecco un esempio della realtà quotidiana della Bassa bergamasca:

 

 
La proprietaria di un bar di
viale Ortigara aveva donato 5mila euro a un marocchino che voleva uccidersi


EVITA UN SUICIDIO E VIENE CRITICATA

Lo sconcerto della donna: «Mi
hanno addirittura detto che dovevo lasciare che Jamal si buttasse dalla gru»

 

 

 

Treviglio
 Per convincere un marocchino a non uccidersi, gli aveva donato
5mila euro. Un gesto caritatevole che non è piaciuto a molti che non hanno
esitato a rimproverla di aver voluto solo mettersi in mostra. La donna, Lucia
Santoro, proprietaria del bar tabaccheria «Tiffany» di viale Ortigara, non ci
sta però a passare per una esibizionista.
  Nel pomeriggio di giovedì della scorsa settimana un operaio edile
marocchino Jamal El Zatun, 45 anni, con regolare permesso di soggiorno, era
salito su una gru posta in un cantiere di viale Ortigara e aveva minacciato il
suicidio. Un gesto disperato dettato dalla sua situazione economica, aggravata
dal fatto che da oltre quattro mesi non percepiva lo stipendio dall’impresa
edile per cui lavorava.

Per convincere il marocchino a scendere da quella gru, era intervenuta Lucia
Santoro, proprietaria del bar dove l’operaio si recava ogni giorno durante la
pausa pranzo. La barista aveva quindi consegnato al marocchino un assegno da 5
mila euro, convincendo così l’extracomunitario a desistere dal tragico gesto.
«E’ stata un’azione istintiva e irrazionale, dettata dal cuore più che dalla
ragione – ha spiegato la barista a mente fredda ricordando quei drammatici
momenti – Conoscendo bene quella persona, ho pensato ai suoi tre figli piccoli
e alla condizione in cui si trovano».
ll dono della barista, al momento accolto tra gli applausi della gente presente
in viale Ortigara, nei giorni successivi è stato fortemente criticato dai
clienti del suo locale. «Dopo le lodi iniziali – ha spiegato la Santoro
La vicenda si è conclusa poi con la restituzione dell’assegno a Luigia Santoro
da parte del marocchino, che nel frattempo è stato licenziato dall’impresa
edile per cui lavorava.
« Alla fine sono quasi dispiaciuta di aver compiuto
quel gesto – ha concluso tristemente – Adesso quel povero operaio si ritrova
senza lavoro e con tre figli da mantenere. Inoltre l’indifferenza e la poca
sensibilità della gente mi ha ferito profondamente, perchè sono la
rappresentazione l’infelice società in cui viviamo».
quasi in lacrime
ho iniziato a ricevere giudizi negativi, e anche piuttosto pesanti. Non ci
tenevo assolutamente ad apparire come una benefattrice, volevo solo evitare che
quella situazione si concludesse tragicamente. Sono arrivati addirittura a dirmi
che potevo anche lasciare che Jamal si buttasse da quella gru, visto che si
tratta di una persona che conosco appena ed è un extracomunitario».

Il Giornale di Treviglio, 14/11/08

 

 

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Si protesta anche in provincia

 

Treviglio –  Studenti e professori scendono in piazza
insieme contro il decreto Gelmini
.

Ieri mattina, una delegazione di
insegnanti e di allievi delle scuole della zona, si è data appuntamento alla
stazione ovest per poi raggiungere gli altri manifestanti a Bergamo. Nel
capoluogo era infatti in programma un corteo cui hanno aderito docenti e
studenti da tutta la provincia. «Vogliamo far sentire la nostra voce – ha detto
la professoressa Lidia Mondonico dell’Agraria Cantoni – ora che il decreto è
stato approvato, non ci resta che mobilitarci per un referendum».
  Sul binario, in attesa del treno, c’erano ragazzi delle superiori,
insegnanti di istituti di ogni ordine e grado, della città e di Romano,
Caravaggio e Calcinate. «La riduzione degli orari di lezione, gli accorpamenti
di cattedre – ha detto Antonio Mancone, docente di topografia del Cantoni –
sono provvedimenti che impoveriranno la scuola e la cultura». Se ci sono
sprechi all’interno dell’Università – ha aggiunto Vincenzo Spagnoletti, professore
di fotografia all’Istituto tecnico Zenale e Butinone – concordo sui tagli
previsti, ma bisognerebbe poi ridistribuire le risorse». Rispetto a iniziative
drastiche per esprimere il dissenso, come l’occupazione dei binari a Lambrate,
Spagnoletti ha commentato: «In questo paese, se non si alza la voce nessuno
ascolta, io sarei per lo sciopero ad oltranza».

 

Alla vigilia del via libera al
decreto Gelmini trecento docenti si sono riuniti in assemblea per contestare la
riforma

SCUOLA, PROFESSORI SUL PIEDE DI GUERRA

Gli organizzatori «Si vuole liquidare quanto
c’é di buono. Anche le famiglie saranno nei guai con la fine del tempo prolungato»

Treviglio –  Trecento
come gli spartani alle Termopili. E non meno determinati a resistere. Martedì
sera nell’auditorium della Cassa rurale erano in trecento tra professori,
genitori e alunni per gridare il loro «no» alla riforma del ministro Gelmini.
Insieme per affrontare la lunga notte alla vigilia dell’approvazione del
decreto legge e dello sciopero della scuola programmato per ieri, giovedì.
  Dalle scuole elementari e dalle medie, dai licei e dagli istituti
professionali, da Treviglio a Caravaggio, da Fara fino a Casirate. Docenti di
ogni ordine e grado hanno risposto all’appello degli organizzatori e martedì
sera si sono ritrovati per organizzare la resistenza nella Bassa a quello che
considerano un colpo mortale alla scuola pubblica. La serata si è aperta con
l’illustrazioni degli effetti della riforma Gelmini che già dall’anno prossimo
si toccheranno con mano. Un vero e proprio quadro apocalittico con il taglio di
80mila insegnanti in tre anni (oltre mille nella sola provincia di Bergamo)
,
classi molto più numerose fino a 35 alunni e di fatto l’eliminazione del tempo
prolungato alle elementari e alle medie. «Una riforma che soprattutto è stata
calata dall’alto su insegnanti e alunni – ha spiegato la professoressa Lidia
Mondonico dell’Agraria Cantoni – senza un progetto pedagogico ma che si limita
a tagliare e basta».
Disagio, apprensione per il futuro, letture politiche e sociologiche si sono
alternate in un animato dibattito.
«Più che una riforma questa è una controriforma culturale – ha detto Luigi
Reduzzi, docente del liceo scientifico di Caravaggio – Classi da 35 alunni
spingeranno a una feroce selezione tra gli alunni. I professori non potranno
gestire un simile numero di studenti se non con il 5 in pagella. E per chi
protesta contro questo sistema il Governo adopera il manganello mediatico.
Bisogna reagire però e non mollare, dobbiamo andare avanti con la protesta
anche dopo l’approvazione del decreto Gelmini». «Per me questa è una
"deforma" – ha detto Mario Galiazzo, insegnante di sostegno
dell’Oberdan – Nel testo della Gelmini non si considera affatto i disabili, e
con i tagli previsti è chiaro che saranno loro a subirne le conseguenze».
Diversi anche gli interventi degli amministratori.
«Sono qui stasera per capire cosa succederà – ha spiegato il sindaco di Fara
Valerio Piazzalunga – ma quello che si prospetta fa paura per il futuro dei
miei concittadini più giovani». «Quello che non possiamo accettare è che
qualcuno scelga cosa dovremo studiare all’università – ha spiegato prendendo la
parola uno dei pochi studenti presenti in sala, un alunno della IV liceo – e
poi ci lasci come unica opportunità una vita da precario». «Si va a toccare la
scuola elementare che a livello internazionale è considerata uno dei punti di
forza dell’Italia – ha detto Daniela Ciocca, ex insegnante e assessore alla
Pubblica istruzione a Treviglio – il progetto che sta sotto questa riforma è
innominabile. Ci riporta alla preistoria. Da amministratore non posso non
preoccuparmi perché scaricherà sui comuni il peso dei tagli. A chi altri si
rivolgeranno i genitori quando non avranno più il tempo lungo per i loro
figli».
«C’ è molta preoccupazione tra i dirigenti scolastici aldilà dei diversi
orientamenti culturali o politici – ha chiarito Andrea Crippa, responsabile del
II circolo di Treviglio che ha presentato un documento firmato dai dirigenti
della Bassa occidentale – Bisogna difendere la qualità della scuola che con
questo progetto viene compromessa».
«Insegno nella scuola dal 1974 ma sono soprattutto una mamma – ha detto
preoccupata una docente – Devo dire che comincio a rimpiangere la riforma
Moratti che almeno aveva in sé un progetto culturale».
La serata si è chiusa con l’invito degli organizzatori a siglare un documento
in cui si ribadisce il «no» alla riforma.

Il Giornale di Treviglio, 31/10/08 

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