Aritcolo sulla contestazione a Casa Pound a Treviglio



potete trovare il comunicato sulla contestazione a cui fa riferimento l’articolo  qui

Posted in Rassegna stampa | Comments Off on Aritcolo sulla contestazione a Casa Pound a Treviglio

Contestata CasaPound Bergamo a Treviglio

 


riceviamo e volentieri pubblichiamo:




 


PANE FASCISTA? NO, GRAZIE.




Oggi al mercato comunale di Treviglio si è presentato un gruppetto di fascisti appartenenti a Casa Pound Bergamo, con l’intenzione di distribuire qualche pagnotta gratis per farsi propaganda.




Probabilmente avevano scelto la cittadina della Bassa bergamasca, in cui non si erano mai fatti vedere prima e con cui non hanno alcun legame, convinti di poter avere un’agibilità maggiore rispetto a quella che avrebbero trovato nella città di Bergamo.


Gli è andata male, perchè hanno trovato ad aspettarli una trentina di antifasciste e di antifascisti con volantini informativi su Casa Pound e "chiacchiere" da distribuire alla gente.




Circondati da digos e carabinieri i fascisti hanno cercato di smerciare il loro pane, ma ogni persona da loro avvicinata è stata informata della vera natura dei "benefattori": le reazioni sono andate dallo strappare il volantino di Casa Pound e mangiare il pane alla faccia loro, alla restituzione con tanto di lancio del sacchetto.




Mesti e tristi i fascisti non hanno nemmeno issato le bandiere che si erano portati dietro, e dopo solo quindici minuti han preferito interrompere la distribuzione e andarsene con il pane avanzato.




Agli antifascisti non è avanzata nemmeno una "chiacchiera".




Chi ogni giorno subisce la precarietà, lo sfruttamento, la discriminazione (erano presenti al mercato molti migranti) non sa che farsene dei gesti simbolici di gruppetti fascisti. Due pagnotte all’anno non ti fanno arrivare a fine mese, nè restituiscono dignità alla tua vita. La gente di Treviglio ha dimostrato di esserne ben consapevole.




 


Questo il testo del volantino distribuito:




  


IL LORO PANE: SOLO CHIACCHIERE!




Fascisti erano: distribuivano grano, uccidevano.


Fascisti sono: distribuiscono pane, uccidono.




Le persone che sono venute a Treviglio con l’intenzione di farsi propaganda distribuendo qualche pagnotta, sono fascisti.


Appartengono a CASAPOUND, associazione neofascista nata a Roma che sta tentando di radicarsi nella nostra provincia.


Pensavamo fosse oramai chiaro che i fascisti, avendo combattuto dalla parte delle camere a gas, fossero finiti per sempre nella pattumiera della storia.


Ci siamo sbagliati. Ancora oggi li troviamo ad accoltellare, bruciare, pestare tutti quelli che a loro non vanno a genio, nascondendosi dietro maschere caritatevoli.




Dicono che vogliono aiutarvi a superare la crisi: SOLO CHIACCHIERE!




Perchè domani, come ieri, come sempre, saranno di nuovo dalla parte di chi la crisi l’ha provocata e ora la sta facendo pagare a tutti noi.


Perchè questi soggetti aprono sedi fasciste mascherate da circoli culturali, con tanto di finanziamenti di Stato, compiono continue azioni squadriste ed attacchi razzisti (se ne contano 90 dall’inizio dell’anno), aggrediscono gli studenti scesi in piazza contro i tagli alla scuola pubblica.


Perchè non sempre chi dà da mangiare fa qualcosa di buono. Accettare di mangiare quel pane oggi, significa avere una digestione molto pesante domani: una digestione fatta di odio razziale, persecuzioni per i poveri e i diversi, sottomissione delle donne.




Non accettate l’elemosina da chi tende la mano per distribuire il pane contro il "carovita" e con la stessa mano ogni giorno toglie la vita ad immigrati, senza dimora, oppositori politici, persone semplicemente colpevoli di averli guardati male.




MANGIATEVI INSIEME A NOI LE LORO CHIACCHIERE!




Oltretutto sono anche più buone.




Antifascisti/e della Bassa


Posted in Iniziative | Comments Off on Contestata CasaPound Bergamo a Treviglio

Leghisti e “rispetto delle tradizioni”

 

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

 

Come al solito, dietro il folklore e la facciata di "difensori della tradizioni", si nascondono dei bei palazzinari con la smania della demolizione e della ricostruzione in stile cemento-vetroresina, non importa se l’edificio demolito ha più di 500 anni , rappresenta la storia di un territorio e non potrà mai più essere ricostruito.Verrebbe da dire che quando sentono la parola cultura, questi personaggi mettono mano alla ruspa. 

 

 

 

Inutile l’appello di Olmi
Giù tutto lo Stall di Ere 

 Lo
“Stall di Ere” non c’è più. Sabato mattina gli
ultimi colpi di ruspa hanno fatto finire letteralmente nella polvere il
complesso rurale risalente al Cinquecento per la cui salvezza si era spinto a
Lurano
, nella sua amata Bassa Bergamasca, perfino Ermanno Olmi.
Centinaia di lettere, di email, di appelli provenienti da associazioni (Italia Nostra, l’Istituto
Castelli Italiano
) e da privati non hanno modificato la
convinzione del sindaco Dimitri Bugini che quello non fosse
che un fabbricato agricolo come tanti. Nessun problema ad abbatterlo, quindi,
per ricavarvi un complesso residenziale. L’associazione Giovanni Secco Suardo si
è battuta su ogni fronte per cercare di bloccare la demolizione. Ma l’unica
conquista, ritenuta inadeguata e insufficiente, è stata la prescrizione della Sovrintendenza ai beni
architettonici di Milano
di richiamare nella nuova costruzione
alcune caratteristiche del vecchio edificio rurale. Anche Ermanno Olmi aveva
provato a convincere il sindaco nel dicembre del 2007. “Non ho cambiato idea” la lapidaria risposta del primo cittadino a
capo di una Giunta leghista. E dopo
una prima demolizione, avvenuta il 28 agosto 2007 (toccò all’ala di origine
settecentesca), sabato mattina è arrivato il definitivo colpo di grazia.
Per leggere
la cronistoria si può consultare il sito dell’associazione Giovanni Secco Suardo.

Da www.bergamonews.it, 25 gennaio 2009

Posted in Rassegna stampa | 1 Comment

Foto presidio Palestina a Romano di Lombardia

 

alcune foto del presidio pro Palestina del 17 gennaio 2009 a Romano di Lombardia, organizzato dal collettivo Uscita di Sicurezza:

 

le altre le trovate qui

Presidio 17/01/09 Romano di Lombardia

Posted in Immagini | Comments Off on Foto presidio Palestina a Romano di Lombardia

In diretta dal treno Bergamo-Milano delle 9.47

 

Ci è arrivata via sms da un pendolare la cronaca del delirio quotidiano che deve subire chi si deve recare sul proprio luogo di studio o lavoro utilizzando i treni regionali della società Trenitalia, impegnata a spendere e spandere nell’Alta Velocità:

– Ore 9.57: il treno arriva a Verdello. Arrivo previsto: ore 10.50 a Milano Centrale.

– Ore 10.10: il treno si ferma in mezzo alla campagna, poco dopo Treviglio. Non abbiamo percorso nemmeno 10 Km. 

– Ore 10.30: il controllore avvisa che c’è un guasto sul cambio dei binari. L’attesa prosegue. 

– Ore 10.57 si riparte.

– Ore 11: ci fermiamo di nuovo. Non siamo ancora a Cassano d’Adda.

– Ore 11.03: il treno riparte e arriviamo a Cassano. Abbiamo percorso circa 25 Km in un’ora e venti minuti.

– Ore 11.05: arriviamo a Trecella, la situazione sembra migliorare. La gente rassegnata all’ennesimo ritardo dorme o pensa ai fatti propri.

– Ore 11.18: il treno ha accelerato come un dannato, e siamo a Pioltello.  

– Ore 11.26: arrivo a Milano Lambrate, mia destinazione. Ritardo totale 40 minuti, per un viaggio che avrebbe dovuto durare 50 minuti in tutto. 

Posted in Generale | Comments Off on In diretta dal treno Bergamo-Milano delle 9.47

La rabbia dei pendolari


Stamattina, lunedì 12 gennaio, abbiamo visto questo striscione nella stezione di Verdello.

 
 

Ci giungono voci che confermano la presenza dello stesso striscione nelle principali stazioni ferroviare della Bassa Bergamasca (Romano di Lombardia, le due stazioni di Treviglio, Caravaggio).

Il messaggio dello striscione è chiaro: “Non vi scusiamo per il disagio”.
Disagio è quello che sperimentano ogni giorno migliaia di lavoratori e studenti della provincia, nel tentativo di raggiungere Bergamo o Milano: corse soppresse, orari assurdi, ritardi quotidiani, treni vecchi e sporchi.

La situazione è ulteriormente peggiorata con l’adozione dei nuovi orari invernali di Trenitalia, che hanno avuto il paradossale effetto di far sfrecciare ogni giorno davanti ai viaggiatori della Bassa treni nuovi e veloci, ma vuoti: non effettuano infatti fermate nelle stazioni utilizzate dai pendolari.
Alcuni treni sono stati addirittura sostituiti da autobus, cronicamente destinati a perdersi nel traffico mattutino che intasa ogni giorno le strade. Traffico causato anche dagli spostamenti di tutti quei lavoratori e studenti costretti a ricorrere all’auto per recarsi nelle stazioni di Treviglio e Verdello, dato che la fermata intermedia di Arcene, pur essendo pronta da un anno, rimane ad oggi inutilizzata poiché i treni non vi si fermano.

Allo stesso tempo, Trenitalia ha investito forsennatamente nell’alta velocità, costata 7 miliardi di euro, inaugurando in pompa magna il nuovo treno “Freccia Rossa”che viaggerà sulle tratte Milano-Bologna e Milano-Roma. Lo slogan è: “La metropolitana d’Italia che accorcia le distanze e fa crescere il Paese”.

I pendolari della Bassa, intanto, si sentono rispondere da Trenitalia e dalla Regione Lombardia che non ci sono soldi per risolvere i loro problemi. Che “siamo in crisi”, che bisogna tutti stringere i denti e scusarli per il disagio.

Attraverso questi striscioni la risposta dei pendolari è chiara: non vi scusiamo per il disagio, perché il disagio è intenzionalmente creato da una politica di investimenti volta a favorire “l’uso dell’aereo per le lunghe distanze, del treno per le medie e dell’auto per le brevi” (Citazione di Moretti, amministratore delegato di Trenitalia).


 

Questa è l’illuminata prospettiva che ci regalerà l’autostrada Bre.Be.Mi., con la sua inutilità a ridurre il traffico, il suo carico di speculazioni edilizie e distruzione di un territorio già gravemente compromesso.

Noi l’autostrada non la vogliamo, vogliamo i treni! E non vi scusiamo per il disagio!


 

 

 
Posted in Generale | Comments Off on La rabbia dei pendolari

Racconto per l’inverno – 9° Racconto della bassa

Racconto
per l’inverno – Grandi Opere

 

 

Era una bella
nottata, nella Bassa, fredda e nevosa.

Il
pomeriggio aveva piovuto, poi un vento gelido aveva iniziato a
trasformare l’acqua torbida in cristalli leggiadri che vorticavano
nell’aria, senza bagnare la terra dove cadevano.

Sarebbe
stata una buona serata per accendere luci colorate, bere vino al
caldo davanti alla finestra, scappare dai genitori per far esplodere
petardi e seminare il panico tra i cani della zona.

Ma di
tutto ciò Sergio Braschi, cinquantasette anni, spazzino, anarchico,
buon giocatore di scala quaranta, non poteva sapere nulla.

Stagliandosi
immobile nel vento freddo della sera una massa scura, informe,
sovrastava la cascina in cui viveva Sergio impedendo agli abitanti di
scorgere il chiarore lattescente del cielo.

Sergio
Braschi della morte non sapeva un granché, perché amava la vita e
si era sempre occupato di quella, ma fissando il profilo nero del
cavalcavia abbandonato sopra la sua testa decise che si sentiva
morire.

 

qui la versione in pdf del racconto completo, è troppo lungo per pubblicarlo interamente sul blog.
 
A buon rendere.
 
 
Posted in Racconti della Bassa | Comments Off on Racconto per l’inverno – 9° Racconto della bassa

Auguri leghisti

 


Su youtube siamo finiti per caso sul video di auguri di buone feste da parte di Ettore Pirovano, candidato leghista alla provincia di Bergamo.

La prima cosa che ci ha colpiti è stata la colonna sonora, "La porcella ha fatto i porcelli". E fin qui nulla di male anzi, un po’ di genuinità ci sta sempre.
Nel video si susseguono immagini random: fuochi d’artificio, il mondo che gira, stelle luminose, polenta e osei, dischi luminosi, cime innevate, altre stelle luminose, balle di fieno, cartine provinciali con macchie colorate, sfere luminose, farfalle,  scarpinocc, pubblicità della festa degli scarpinocc di questo Agosto, altre balle di fieno, castelli vari, di nuovo le cartine provinciali con macchie colorate, cuori pulsanti, rombi colorati…

Questo pastiche di immagini difficilmente correlabili fa al più sorridere, scatena quasi tenerezza immaginarsi il caro Pirovano alle prese con Windows Movie Maker, inserendo foto tentando di seguire il tempo scandito dalle grufolate della colonna sonora.

Ma ecco che al 55esimo secondo la situazione cambia: si lasciano da parte porcelli e piatti tipici e si finisce immersi in un fantascientifico ambiente 3D.
Una monorotaia velocissima ci porta verso un tunnel che termina in un lampo di luce, senza tempo di riprendresi si scala un gigantesco grattacielo in vetro, inserito in un panorama di altri grattacieli enormi e ulteriori lampi di luce.
Contemporaneamente in un angolo dello schermo scorrono visioni di valli incotaminate, probabilmente per ottenere un effetto di contrasto.

Il tutto dura appena trenta secondi ma è sufficiente per farci correre dei brividi lungo la schiena. Se si considera che Pirovano è uno dei maggiori sostenitori di TAV e BreBeMi, e che potrebbe rivestire la carica di presidente della provincia nella prossima amministrazione, la sua visione di sviluppo espressa in quel breve frammento video non lascia molti dubbi: grattacieli e "grandi opere" calate dall’alto su di un territorio rappresentato da una cartina colorata, come un monopoli in cui vince chi costruisce più casette e alberghi.

D’altronde è un discorso che si applica a tutta la Lega Nord, di cui Pirovano è degno rappresentante. Se si gratta via la patina da sagra paesana, di riscopritori delle tradizioni, di difensori del territorio, ci si trova di fronte alla vera natura leghista: cementificatori, demonizzatori del diverso, speculatori politici.

Si spera che a Giugno non sia data alla Lega Nord, come nelle scorse elezioni, la stessa fiducia.
Fiducia malriposta poichè basata sulla convinzione errata che la Lega sia un partito diverso dagli altri.

Semmai è solo peggiore.

Per chi volesse vedere il video si trova qui

 

 

Posted in Riflessioni | Comments Off on Auguri leghisti

Una storia ferroviaria

 

Questa volta nella sezione "racconti della Bassa" facciamo un’eccezione. Quello che segue è un racconto di Achille Campanile, pubblicato nel  1973. E’ ambientato a casa dei nostri vicini milanesi, ovvero nella Martesana, in uno di quei luoghi ben noti a chi ogni giorno viaggia tra la Bassa e Milano.  Parla di treni, di "crisi", di nebbia, di carabinieri e tribunali. Eccolo.

 

La vita è un sogno

 di Achille Campanile

 

Nella nebbia apparve improvviso
il fantasma d’una locomotiva.

Era una mattina d’inverno su una
strada ferrata. Freddo, nebbia. Attraverso una cortina di vapori si
intravedevano appena lo scheletro d’ un albero spoglio e lo spigolo d’ un
casello ferroviario.

“Non piangete, bambini, adesso
verrà papà; porterà qualcosa da scaldarci”.

Nell’interno del casello, la
povera cantoniera e i suoi tre bambini tremavano dal freddo. La stagione era
eccezionalmente rigida. S’era da poco usciti dalla guerra, non si trovava
carbone, non c’era elettricità, tutto era ancora macerie. Il cantoniera era
dovuto andar lontano, il casello stava a mezza strada tra due stazioni, lontano
dai paesi, isolato. Di lì vedevano ogni giorno alle stesse ore passare i treni
con tanti finestrini che lampeggiavano a scatti e con le persone dietro i
vetri, che non si faceva in tempo nemmeno a vederli; e i lunghi convogli merci,
lenti, che facevano un rumore ritmico traballando sulle traversine e non finivano
mai, coi loro carri chiusi, o coi buoi alle grate, e con le vetture cisterna e
le cifre del tonnellaggio, della tara, della capacità, e i nomi di strani paesi
lontani e frasi scritte col gesso. Poi anche gli interminabili treni merci
venivano ingoiati dalla strada e si vedeva l’ultimo vagone con lo sgabuzzino
del frenatore e il fanalino di coda scomparire saltando alla curva. La notte si
sentivano passare velocissimi i treni, con un fischio breve, e allontanarsi. I
bimbi svegliati dal fragore che faceva tremar la casa vedevano nel buio con la
fantasia gli occhi di fuoco venir quasi loro addosso, abbagliarli e poi
scomparire lasciando una scia di faville nel buio

Nessun treno si fermava mai. Si
può dire che nessuno era così lontano dai treni come gli abitanti di quel
casello lungo la strada ferrata: un attimo, un lampeggiamento e basta.

“Non piangete”.

Tuf…tuf…tuf. Un ànsito cresce,
rallenta.

Dalla nebbia appare improvviso il
fantasma d’una locomotiva.

Vicinissimo, come emergendo dal
suolo; senza treno, e si fermò davanti al casello.

Un guasto.

Bellissima, nera e immensa tra i
vapori e stillante gocciole di sudore; con la fornace che rosseggiava
spalancata; di sotto cadevano tra le rotaie pezzi di fuoco e si sbriciolavano
mollemente come i fiori degli alberi a primavera.

Usciti dal casello, la casellante
e i tre bambini coperti di cenci guardavano abbagliati, anche per scaldarsi un
po’ alla grande stufa apparsa quasi per miracolo. Com’era immensa, da vicino! I
bambini guardavano stupefatti e gli occhi si riposavano fissando la voragine
rossa davanti alla quale due uomini neri di fuliggine armeggiavano a riparare
un guasto.

“Ehi, brava donna, che state a
fare lì tremante di freddo? Entrate in casa a scaldarvi.”

“Scaldarsi? E con che?”

“Pigliate, su”.

I due diavoli dagli occhi bianchi
nei visi neri danno un paio di palate di carbone alla donna e, riparato il
guasto, la macchina con ànsito forte parte e subito scompare dietro un sipario
di nebbia; si sente solo l’ànsito, non si vede più nulla.

Si direbbe proprio
un’apparizione, un fantasma, se non ci fosse lì, sulla neve davanti alla porta,
quel po’ di carbone quasi piovuto dal cielo.

Già non si sente più niente nella
desolata campagna.

Ma sul ciglio della scarpata una
labile ombra si muove tra le cortine di nebbia. Un milite ferroviario ha visto;
via in bicicletta, alla caserma dei carabinieri. Anche quest’ombra scompare nel
biancore.

Quattro anni. Quattro anni sono
passati durante i quali Caterina Bertelli, la casellante, si è più volte
domandata se quella mattina di novembre del lontano ’46 non fu tutto un sogno:
l’apparizione della locomotiva, la scomparsa, l’arrivo del milite coi
carabinieri che trovano il carbone, l’arresto del marito ignaro che tornava a
casa in quel momento e che si mise a battibeccare con essi, il licenziamento di
lui, comunque responsabile del furto di carbone. Quattro anni di
disoccupazione, senza nemmeno più quella piccola casa con un gran numero di tre
cifre su uno spigolo, a mezza strada tra Melzo e Cassano d’Adda. Il marito abbrutito,
senza lavoro. E per quattro anni, carta da bollo, fogli stampati, lunghe attese
nell’anticamera dell’avvocato, coi bambini spauriti, in un silenzio punteggiato
dall’uggiosi tic-tac di una pendola. Di là da una porta viene il ticchettio di
una macchina da scrivere.

Un po’ più macilenta, un po’ più
povera di quella mattina, la casellante è sul banco degli imputati nella
seconda aula della pretura di Milano e si rivede accanto i due diavoli neri di
quella mattina; ha sentito anche i loro nomi: Nello Giovannelli macchinista,
Giudo Tofoli fuochista; tutti e tre imputati di furto di carbone in danno delle
Ferrovie dello Stato.

È entrato un ispettore delle
Ferrovie. Dice:

“Era consuetudine dare qualche
palata di carbone…”

Il P.M. dice qualcosa quasi a
bassa voce al pretore. Il pretore è piccolo, parla con accento siciliano. Poi
parla il difensore dei due ferrovieri. Per ultimo parla l’avvocato difensore di
Caterina, ma Caterina capisce ben poco. Anche lui ha l’accento siciliano. Legge
una circolare ministeriale del ’46: considerando la stagione eccezionalmente
rigida di quest’anno e la mancanza di mezzi di riscaldamento…non si prendono i
considerazione i piccoli furti…

Caterina capisce sempre meno.
Furti?

Poi c’è un gran silenzio. Il
pretore scrive qualcosa su un pezzo di carta. Il cancelliere è pronto ad
annotar la sentenza e intanto pensa che proprio stamattina ha messo
un’inserzione sul giornale per trovare casa: ha moglie e un bambino, ci vorrà
l’uso di una cucina e una padrona di casa che sopporti il bimbo; con la penna
in mano e lo sguardo nel vuoto sogna una reggia: Benvenuti, fate come se foste
in casa vostra. Il pretore  alza la
testa:

“In nome del popolo italiano…”

Tutti in piedi.

A Caterina deve spiegarlo
l’avvocato, perché lei non ha capito niente con tutte quelle frasi e cifre:
assolti tutti perché il fatto non costituisce reato.

Ma il casellante riavrà il posto
che perse quattro anni fa e il desolato casello che era la casa dei suoi
bambini? È quasi abbrutito dalla lunga disoccupazione, ma è riuscito a non far
nulla di disonesto.

Forse lo riavrà. I treni – si è
visto anche dalla circolare che ha letto l’avvocato – sono buoni, sono umani.
Viaggiano molto, vedono molte miserie ai margini delle loro strade e capiscono.

 

 

 

 

Posted in Racconti della Bassa | Comments Off on Una storia ferroviaria

Le tragicommedie di trenitalia – Il video

Continua da qui .

Intanto anche oggi treni soppressi e ritardi sopra i 30 minuti. 

 

Posted in Immagini | 2 Comments