Zingonia vs. Lega 1-0

Ieri, sabato 15 marzo 2008, era prevista una crociata leghista nella Bassa.
Obbiettivo? Zingonia, o meglio, gli stranieri che ci vivono; punto di
partenza della campagna elettorale a livello provinciale, scelto per
mostrare come il partito di Bossi possa "ripulire Zingonia, prima che
infetti i paesi vicini (cit.)".

Piccola parentesi su Zingonia (maggiori info qui e qui ):
area abitativa nata negli anni 70 come futura metropoli, si è rivelata
in breve tempo una mera speculazione urbanisitica, meta di immigrazione
interna prima, staniera poi; un paesaggio composto di capannoni e
palazzoni conigliere. Un vero e proprio ghetto anche se nel tempo si è
dotato di servizi anche superiori a quelli del resto del territorio
(scuole, asili, centri di formazione professoinale).
La scarsa presenza leghista (meno di 100 persone), molto probabilmente
a causa dell’assoluto silenzio in cui è stata organizzata l’iniziativa,
si è inizialmente suddivisa in 4 gazebi, per poi convergere davanti
alla fontana "del missile", zona di grande presenza migrante, con bar,
kebab, phone center ecc. Lì era previsto un comizio al quale si
sarebbero alternati Ettore Pirovano,vicesindaco di Caravaggio ed ex
capogruppo della lega al senato, Cristian Invernizzi, segretario
provinciale, e la solita torma di sindaci, consiglieri regionali e
comunali.
Noi della Bassa potevamo lasciarli berciare di "facce di cammello",
"mussulmani che ci invadono" "puzza di merda di cammello" ? Ovviamente
no.

Armati di uno striscione ("leghisti boase") siamo prima andati a
salutare i nostri amichetti verdi in ogni loro gazebo, infine abbiamo
conquistato un posto d’onore per ascoltare i mirabili oratori padani.
Nella piazza, di fronte ai bar e ai kebab, ci siamo avvalsi dell’aiuto
di alcuni amici migranti per spiegare ai presenti la situazione. Appena
fissato lo striscione nel parco di fronte alla fontana "del missile"
una cinquantina di migranti si è SPONTANEAMENTE raggruppata dietro lo
striscione, mentre tutti i restanti si sono posti ai lati.
I leghisti si sono mostrati per quel che sono: appena arrivati ci hanno
provocati, cercando di arrivare davanti allo striscione; in particolare
il consigliere regionale e comunale Daniele "sono nipote di monsignore
e ho due stipendi pubblici" Belotti e il sindaco di Cologno al Serio
(info)
Roberto "passo metà dell’anno in Thailandia" Legramanti.
I migranti li hanno ricacciati da dove sono venuti con la giusta dose
di sfottò, e ai leghisti non è restato altro che mangiarsi il fegato;
dopo poco è arrivato un megafono e i migranti in totale autonomia hanno
detto quello che pensavano dei padani.
Il comizio padano è finito mestamente e in tutta fretta alle 18 circa,
nonostante fosse previsto che i leghisti si trattenessero in piazza
fino alle 20.

Contrariamente a quanto scritto dall’Eco di Bergamo, che non aveva
nessun giornalista presente in loco, non erano presenti esponenti del
CSA Pacì Paciana ma solo abitanti della Bassa. Tutto si è svolto in
modo assolutamente pacifico, nonostante le provocazioni dei leghisti.

Pur con un tempo di preavviso minimo (solo la sera prima abbiamo
saputo cosa stavano per fare a Zingonia), è bastato accendere una
piccola miccia perchè gli abitanti reagissero in modo davvero veemente
agli insulti dei leghisti; ora i padani lo sanno, la Bassa non è il
loro salotto buono.

A presto il video dell’azione.

p.s. per i non bergamofoni boase=merde di vacca

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Quei piccoli dettagli che L’Eco di Bergamo ignora…

 

Anche se non strettamente attinente ai fattacci della Bassa, posto qui questo piccolo esempio di ottimo giornalismo nostrano:

1) Articolo pubblicato sul Corriere della Sera Lombardia, in data 07/03/08:


Una tonnellata di hashish in garage; arrestato ex carabiniere dei ROS


BERGAMO
– Quando mercoledì notte hanno fatto irruzione nel garage di Valtesse,
quartiere residenziale di Bergamo, i carbinieri sapevano di trovare
della droga, Ma non pensavano certo di recuperare, in un sol colpo, una
tonnellata di hashish (valore di mercato superiore al milione e mezzo
di euro), un sequestro record per la provincia di Bergamo. Confezionato
in panetti, lo stupefacente è stato trovato su un furgoncino, pronto
probabilmente per le consegne.

In manette è finito l’affittuario del
garage, G.B., sessant’anni, ex carabiniere del Ros di Bergamo, già
sotto processo in questi mesi al Tribunale di Milano per un’altra
inchiesta per presunte irregolarità in alcune operazioni antidroga,
indagine che vede coinvolto anche un magistrato.
Nell’ambito della
stessa operazione è stata arrestata anche la sua convivente, una donna
di 57 anni, la cui posizione comunque appare molto marginale. Secondo
gli inquirenti la droga veniva importata dalla Spagna e dall’Olanda e
poi immessa nel fiorente mercato del Nord Italia. L’ex carabiniere
secondo l’accusa sarebbe un intermediario di una grossa organizzazione
internazionale.

Questa mattina sarà interrogato dal giudice per le
indagini preliminari Bianca Maria Bianchi cui tocca decidere se
trattenerlo in carcere o se applicare altri provvedimenti restrittivi.

Nell’inchiesta
ora approdata davanti al Tribunale di Milano, l’ex sottoufficiale siede
sul banco degli imputati con un generale e quattro colleghi in servizio
al Ros di Bergamo, poi sciolto d’autorità, tra il 1991 e il 1997.

Il pentito che ha dato il via a queste indagini si è suicidato l’anno scorso nel carcere di Lucca.

Ed ecco come porge la notizia l’Eco-Osservatore di Bergamo:

In un box una tonnellata di hashish
Due bergamaschi in cella per droga


Una
coppia di bergamaschi, un uomo di 60 anni e una donna di 57, sono stati
arrestati dai carabinieri della compagnia di Zogno con l’accusa di
traffico di stupefacenti. In un garage in affitto alla coppia i
militari hanno scoperto e poi sequestrato circa una tonnellata di
hashish, destinato al mercato bergamasco. L’uomo è un ex carabiniere.
Si tratta del più ingente quantitativo di hashish mai sequestrato nella
Provincia di Bergamo. Molta parte della droga si trovava su un
autocarro Mercedes preso a noleggio.

I militari sono entrati in
azione questa notte e l’operazione si è protratta a lungo, in una zona
residenziale del capoluogo. I carabinieri hanno effettuato numerose
perquisizioni domiciliari fino a scoprire l’esistenza di un deposito di
droga ricavato in un’autorimessa, data in affitto alla coppia,
residente a Ranica, poi arrestata. La donna è stata scarcerata poche
ore dopo.

Oltre alla droga è stato sequestro l’autocarro noleggiato,
su cui si trovavano i panetti di hashish e i carabinieri hanno preso in
consegna anche un computer e vari telefonini.



Notate qualche differenza?

 

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i bar di paese

 

I bar di paese sono la più immediata forma di intrattenimento della bassa.

 

Nella bassa c’è una media di un bar ogni 500 abitanti. (a castel Rozzone addirittura 1 ogni 250) solitamente hanno una conformazione standard: uno, massimo due locali, bancone, una, massimo due, macchinette di videopoker. un bagno (per legge).

 

Interessante esplicare la nascita di un bar di paese. Si inizia con la fase di allestimento, in cui le voci di una nuova attività iniziano a spargersi per il paese. Facce più o meno giovani sbirciano tra i fogli di giornali attaccatti alla vetrina.

 

Fase di apertura: grande festa, non si parla d’altro, tutti al bar. Nelle inaugurazioni si incontrano persone ritenute morte da tempo. Si sente l’elettrizzante vita di paese sotto pelle. Storiche bevute fino alle 3 del mattino.

 

Fase di decantazione: fase cruciale per il gestore. In questo periodo di tempo di circa un paio di settimane/ un mese, si decide la clientela fissa di un bar. Nella maggior parte dei casi la clientela fissa è una compagnia di amici ventenni/trentenni.

 

Il perchè una determinata compagnia si installi in un bar non è dato  sapere. Certo la bruttura del posto, la mancanza di una sede fissa  d’incontro per la compagnia, la conoscenza intima del gestore e/o  titolare facilitano la scelta. Talvolta la presenza di camerierato  appetibile può aumentare l’appeal di un bar.

 

A questo punto il bar diventa il punto di partenza per lo sballo del  weekend se la clientela fissa è giovane, oppure il punto di arrivo  (aperitivo) della giornata se la clientela tende a ingrigirsi.

 

Eccezioni sono i bar cosidetti bar dei vecchi: è una clientela che è presente in quel bar quando andavano di moda i baffi a manubrio. Il gestore misura sui necrologi dell’eco il tempo che gli rimane prima di vendere il locale. in quel momento si riparte con il bar dei giovani.

 

I più prolifici sono i bar degli oratori, gli unici dove poter trovare le caramelle goleador. Ci si transita dopo il catechismo, durante il CRE, sgasando per le vie, prima durante dopo le partite di calcetto.

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Un paese di gente per bene


 

A Caravaggio gli onesti cittadini padani hanno paura dei clandestini, tanto che non passeggiano più serenaemnte la sera sul viale del santuario. Pare però che anche molti clandestini siano terrorizzati dai caravaggini…


IL FATTO  
Un gesto disperato per sfuggire al padrone di casa che lo sfruttava e lo
aveva chiuso nell’appartamento

VIADO SI GETTA DAL BALCONE Il transessuale,
ospitato da un mese da un muratore, si prostituiva insieme a un connazionale

Caravaggio
 Si lancia dal balcone per sfuggire al suo sfruttatore, poi tenta
di scappare con la sua auto, ma l’aguzzino riesce a bloccarlo gettandosi sulla
vettura. Una scena da brivido quella che si è verificata mercoledì alle 20.30 in un condominio in
via Einaudi. Il triste epilogo di una squallida storia di sfruttamentodella
prostituzione.
  Protagonisti un muratore 40enne in affitto, P. V., che tra gennaio e
febbraio ha fatto prostituire a Zingonia due viados brasiliani clandestini
ospitandoli in casa, dove, da circa un mese, se n’era aggiunto un terzo. I tre
usufruivano dell’alloggio e della vettura del loro «protettore» in cambio del
pagamento di 200 euro a settimana o di prestazioni sessuali. Mercoledì sera è
scoppiata però una lite furibonda. Uno dei trans aveva accompagnato un amico a
casa, ma il muratore gli ha ordinato di tornare ed è poi nata una discussione
sull’auto. Il muratore ha poi chiuso a chiave il viado nell’appartamento posto
al primo piano della villetta. Le urla hanno spaventato i vicini di casa che
hanno allertato i carabinieri. Il trans per scappare si è gettato dal balcone e
nella caduta si è slogato una caviglia ma è riuscito lo stesso a raggiungere
l’automobile del padrone di casa e a ingranare la marcia. Il suo sfruttatore lo
ha però raggiunto e si è lanciato sul veicolo, rischiando addirittura di farsi
investire. Un’automobilista di passaggio, una giovane residente a Vidalengo, ha
assistito alla scena e ha a sua volta allertato i soccorsi. Sul posto sono
giunti i militari della stazione cittadina e un’automedica. Due transessuali,
N. R. M. E, 32 anni, e R. V. B. I., 25, con ordine di espulsione a carico, sono
stati arrestati, il terzo è risultato irregolare ed è stato invitato a
presentarsi in questura. P. V. è stato denunciato a piede libero per
favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina e sequestro di persona. Il trans ferito è stato
portato all’ospedale di Treviglio e poi dimesso con 5 giorni di prognosi. 


 Il Giornale di Treviglio, 29/02/08

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L’Eco ti Osserva…

 

Tanto per far capire quanto è libera e laica la stampa con cui dobbiamo confrontarci a Bergamo e provincia:

L’Osservatore Romano in edicola con L’Eco
Per la prima volta dal 1929 l’Osservatore romano, verrà stampato fuori dei confini vaticani. Dal 2 marzo fino alla fine dell’anno infatti il giornale del Papa, che soffre per il sistema di distribuzione, sarà distribuito ogni domenica allegato a L’Eco di Bergamo.
Lo annuncia il direttore del giornale vaticano, Giovanni Maria Vian sulla prima pagina del numero di oggi. Da sempre, – scrive Vian – un punto dolente per L’Osservatore Romano, una delle sue difficoltà, è quello della ristrettezza del suo raggio di diffusione, per riprendere le parole che nel 1961 l’allora cardinale Giovanni Battista Montini scrisse per il centenario del giornale. Difficoltà nella diffusione che negli ultimi anni, per i meccanismi della distribuzione in un panorama informativo sempre più ricco (ma anche più confuso), sono aumentate.
Il numero domenicale del giornale del Papa sarà trasmesso elettronicamente dal Vaticano per venire stampato e distribuito con lo storico foglio bergamasco – diretto per decenni da don Andrea Spada, in diverse decine di migliaia di copie, senza aumento di prezzo.

L’inedita iniziativa, spiega Vian, è resa possibile dalla generosa offerta che la diocesi di Bergamo e il suo vescovo, Roberto Amadei, hanno messo a disposizione di Benedetto XVI nell’anno in cui si celebra il cinquantesimo dell’elezione papale di un suo grande predecessore, Angelo Giuseppe Roncalli, il vescovo di Roma venuto dalle terre bergamasche. Nell’umile fiducia che, – conclude Vian – sotto il segno di Benedetto e di Giovanni, L’Osservatore Romano si diffonda sempre di più.

L’Eco di Bergamo, 26/02/08

p.s: L’Eco di Bergamo, non troppo affettuosamente detto "il bugiardino", appartiene al gruppo editoriale  Sesaab (Società Editrice Santi Alessandro, Ambrogio, Bassiano), fondato nel giugno 1988 a Bergamo.

Azionista di maggioranza è la diocesi di Bergamo.

Il gruppo possiede anche il quotidiano La Provincia, i mensili Orobie e L’Angelo in famiglia, la televisione Bergamo Tv, nonchè Radio alta.


 

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Cologno al Serio, Iran, Cina: trova l’intruso

 
Cologno al serio – «Moratoria contro la pena di morte? Solo un’uscita
propagandistica». Non è una dichiarazione di un senatore del Texas, ma
la posizione presa da un piccolo paese bergamasco. L’Onu lo scorso 18
dicembre ha approvato la moratoria contro la pena di morte presentata
dall’Italia raccogliendo il voto favorevole di 104 nazioni. Tra i paesi
contrari anche Barbuda, Singapore, Nigeria, Iran, Sudan, Cina e Cologno
al Serio.
il sindaco di Cologno al Serio, Legramanti Avete capito bene, il piccolo paese della Bassa bergamasca lo
scorso maggio ha votato una delibera in cui «si chiede che questo
consiglio comunale prenda le distanze da questa iniziativa e non
appoggi sul proprio territorio azioni o attività in tal senso». La
mozione, presentata dai consiglieri di maggioranza Stefania Boschi,
Andrea Cavalleri e Fabrizio Maver lo scorso 22 maggio, è stata
approvata dal consiglio comunale il 18 luglio con 9 voti favorevoli e 4
contrari. Immediata la reazione di alcune associazioni di volontariato
del paese che si sono schierati contro il voto del consiglio comunale.
E nonostante la battaglia di cui l’Italia si è fatta capofila all’Onu
per la promozione della moratoria, la mozione bergamasca ha avuto il
via libera e rimane nei documenti approvati dal comune di Cologno al
Serio.

Roberto Legramanti
(nella foto a destra), sindaco del paese bassaiolo e consigliere
provinciale della Lega Nord, spiega il significato di questa mozione.
«Chiariamo subito una cosa: personalmente sono da sempre contrario alla
pena di morte. Quella mozione è stata presentata contro la campagna
promossa dal governo Prodi. Alcuni consiglieri ritenevano che la
moratoria fosse solo un’uscita propagandistica. Sembra assurdo chiedere
a paesi come la Cina di impegnarsi ad abolire la pena di morte».



Quindi era solo una boutade puramente politica. Niente a che vedere con
i diritti umani. «Ci mancherebbe – continua Legramanti -. Quello poi
era un voto puramente personale, non c’erano voti di indicazione
politica, la Lega Nord non c’entra. Ogni consigliere era libero di
votare senza indicazioni di partito».
Eppure in paese qualcuno storce il naso. «Non siamo a favore della pena
di morte – conclude il primo cittadino – e poi, con l’approvazione
della moratoria da parte dell’Onu, la nostra mozione automaticamente
perde valore».

 
Il Nuovo Giornale di Bergamo,  04/01/08
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Zingonia, parte 2. Una storia infinita.

 

Cos’è diventata
Zingonia dopo la fuga del suo creatore e la secca del fiume di
finanziamenti che l’aveva alimentata fino alla metà degli anni’70?

Se chiedete in
giro o leggete le cronache locali, la triade che vi verrà proposta è
questa: immigrazione-spaccio-droga. Spesso quando la "ggente" si
lamenta perchè "ci sono troppi marocchini in giro", aggiunge subito
che, andando avanti così, "si rischia di finire come a Zingonia".

All’inizio
degli anni ’70 le scuole elementari di Ciserano avrebbero dovuto essere
trasferite a Zingonia. I genitori non ne vollero sapere, ci fu una
vera e propria rivolta generalizzata. Il progetto fu abbandonato, e
Zingonia continuò ad essere una metropoli abortita senza una propria
identità. Oggi i bambini che provengono da questo territorio sono
divisi fra le scuole primarie dei 5 comuni limitrofi.

La verità è che
oggi Zingonia è una periferia senza centro che non compare nemmeno
sulla carta geografica nonostante i suoi qausi 30.000 abitanti, un
ghetto dove finiscono i più vulnerabili, i nuovi arrivati, in attesa di
potersi permettere qualcosa di meglio. Tra gli abitanti prevalgono la
nazionalità di immigrazione più redenta, e i giovani uomini che non
hanno ancora chiesto od ottenuto il ricongiungimento famigliare.

Negli
anni ’60 sono stati costruiti decine di palazzoni destinati ad
assorbire l’ondata di migrazione interna, quella dei "terùn". Appena i
meridionali sono riusciti ad ottenere qualche soldo, un minimo di
stabilità esistenziale, se ne sono andati da Zingonia lasciando gli
stessi palazzi, solo più vecchi e malandati, a disposizione dei primi
migranti stranieri in arrivo negli anni ’80. La comunità senegalese è
la più folta e radicata, progressivamente la seguono albanesi,
marocchini, pakistani. Capannoni e fabbrichette non mancano, gira voce che "il lavoro si trova".

I migranti vivono
in un duplice ghetto, a Zingonia: quello creato dalla gente dei comuni
limitrofi, che percepisce questo agglomerato di case e fabbriche come
un corpo estraneo cresciuto come un tumore fra i loro paesi, e che non ricorda di avere un tempo sognato una città che li riscattasse dal destino di emigranti, pendolari, uomini di fatica; quello
creato dalla malavita organizzata, che gestisce tranquillamente spaccio
e prostituzione attirando clienti da tutta la Lombardia.
I
clandestini sono prigionieri per un altro motivo ancora: la polizia
stazione quasi perennemente nella "piazza del missile", davanti al
locale che serve kebab, tra i palazzi scrostati. Molti
escono di casa solo per andare al lavoro, in nero, in uno dei tanti
capannoni della zona. Molti si lamentano perchè gli spacciatori
stazionano stabilmente solo 500 metri più in là, a Piazza Affari, e la
polizia preferisce parcheggiarsi di fronte a casa loro. Le retate in grande stile non mancano, con tanto di unità cinofile, elicotteri, vigili del fuoco ad illuminare a giorno i palazzi; chissà perchè però finiscono sempre per concentrarsi su famiglie di clandestini, giovanissime prostitute, o, al massimo, qualche spacciatore di calibro insignificante.

Piazza Affari (foto a destra) è un esempio
della triste grandeur che traspare dal passato immaginario di
Zingonia: concepita per essere epicentro del commercio lombardo, sede
di reppresentanze multinazionali, oggi ospita affari comunque redditizi e di rilievo internazionale. Ruotano soprattutto attorno alla cocaina.

Altre vestigia del passato sono l’enorme Grand Hotel, rimasto per anni a marcire (di recente qualcuno parrebe intenzionato ad iniziare un restauro), la fontana a forma di obelisco spaziale, il campo da calcio in cui si allena l’Atalanta.

Zingonia è un intreccio di cicatrici che stanno a ricordare fenomeni rappresentativi dell’Italia intera; speculazione, sviluppo industriale, mancanza di pianificazione, immigrazione interna ed esterna; ma è anche un laboratorio di relazioni in continua trasformazione. Sul territorio esistono una scuola di italiano per migranti, un centro culturale attivo anche nell’istruzione degli adulti, quattro studi di artisti la cui opera è strettamente legata al territorio, una moschea di senegalesi mourides, varie associazioni di migranti, una squadra di cricket composta da pakistani che dà del filo a torcere anche ai terribili rivali bresciani.

Si allenano in un parcheggio, davanti al campo da calcio dell’Atalanta. Sperano di poter giocare presto in un campionato ufficiale, e che si possa trovare un campo anche per loro.

 

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Zingonia, parte 1. Una storia vecchia.


 

Zingonia è un’ "area". Nè un paese, nè una città. E’ nata intorno alla meta’ degli anni Sessanta per volere del finanziere Remo Zingone come citta’ utopica per i lavoratori, sul modello del quartiere Zingone di Trezzano sul Naviglio.  Cinquantamila persone avrebbero duvuto trasferirsi nella nuova metropoli, solo per iniziare, e trovare lavoro nel "centro industriale e residenziale autosufficiente alle porte di Milano". Furono costruiti palazzi, un grand hotel faraonico, una fontana affacciata sulla strada provinciale Francesca che ancora oggi viene chiamata "il missile".

Dalla convenzione stipulata  tra la Z.I.F. (società di Zingone) e i cinque comuni di Verdello, Verdellino, Ciserano, Boltiere, Osio Sotto nel 1964:

"…a titolo di riconoscenza per gli incommensurabili benefici pubblici che ne deriveranno dalle realizzazione delle opere progettate i comuni erogheranno a favore della società un contributo annuo nel limite massimo del netto ricavato dai rispettivi comuni per imposta di consumo sui materiali da costruzione…"

"…riconoscere di esclusiva competenza della società…lo studio e la realizzazione dei piani di lottizzazione…"

I comuni si impegnarono perfino a provvedere per tre anni agli stipendi, al vestiario e ai contributi del personale di sorveglianza assunto dalla società.

Il progetto prevedeva anche la realizzazione di un canale che avrebbe unito l’Adda al Ticino, autostrade, centri commerciali, scuole.

Da un censimento del 1961 risultava che la popolazione dei cinque comuni trovava lavoro nelle aziende locali solo per il 16%, gli altri emigravano. L’80% era in possesso della licenza elementare, il 6% della licenza media inferiore o superiore, mentre non risultavano laureati. Ampio bacino di manodopera a basso costo.

Sull’Unità, in data 24/05/70, compare un’intervista allo stesso Zingone: "Ho creato varie infrastrutture di base…ora tocca agli altri fare quel che rimane da fare".

Negli anni ’70 i primi comuni a disconoscere gli accordi  con Zingonia sono Boltiere e Verdellino, negando alcune costruzioni. Ne scaturisce una causa, vinta dalla società. Finite la agevolazioni la ditte abbandonano l’area, a partire dalle grandi firme: Faema, Ford, Bayer…

Alla metà degli anni ’70 Zingone si ritirò in Costa Rica, cedendo le sue attività.

Alcune note: la figlia di Remo Zingone e e della moglie Donatella Pasquali si chiama Zingonia. La Pasquali è ora più nota come Donatella Pasquali Zingone Dini, detta "lady Costarica" : rimasta vedova ha sposato Lamberto Dini. è stata da poco condannata a 2 anni e 4 mesi per bancarotta fraudolenta, legata al fallimento della Sidema. Un crack da 40 miliardi di lire. La pena è stata condonata.

La giovane Zingonia Zingone, oltre che alle proprietà ereditate dal padre in Costa Rica, si dedica anche all’arte e alla poesia. questa una delle sue opere, intitolata "Occhi":

 
Guardami, ti dico, guardami
 
spaurito guardami
 
che piano,
nuda
schiudo
anche l’anima.

Donatella Dini con la figlia Zingonia 

 
 
…continua…. 

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Panda Nera, parla la difesa (!)

 

Prosegue l’udienza che vede imputati carabinieri e vigili urbani della Bassa per pestaggi di immigrati e molto altro ( vedere  qui)

"Raid in divisa, irregolari i verbali dell’inchiesta"
La difesa: c’è la firma dello stesso inquirente per
interrogatori contemporanei e in posti diversi. La Procura: errore di
battitura

 
Un’inchiesta nella quale viene contestata anche la mancata
verbalizzazione di sequestri di droga, cellulari e soldi, non può
basarsi su verbali irregolari. Il paradosso viene servito nel
pomeriggio di ieri dall’avvocato Andrea Pezzotta durante il processo
preliminare contro la presunta banda della Panda nera, ossia il gruppo
di carabinieri e vigili urbani che, per l’accusa, tra il novembre 2005
e il giungo 2007 nella Bassa avrebbe messo a segno una decina di
spedizioni punitive per lo piu’ contro immigrati nordafricani.
 
"I verbali sono irregolari"
 
Non è un esercizio retorico quello del legale, impegnato a chiedere
l’assoluzione in abbreviato per Viviano Monacelli, uno degl imputati
centrali dell’indagine, per il quale nella scorsa udienza il pm Enrico
Pavone aveva chiesto 5 anni d carcere. Pezzotta va infatti sul concreto
citando gli interrogatori delle presunte vittime dei pestaggi, alcuni
dei quali (almeno 5), stando alla data dei verbali, si sarebbero svolti
contemporaneamente a Bergamo e a Martinengo. Su tutti i documenti c’è
la firma di un maresciallo della polizia giudiziaria che, conlude il
legale, non ha certo il dono dell’ubiquità. Pezzotta dice che non sa
che cosa possa essere successo, ma è certo su un punto: quei verbali
sono irregolari. Secondo la Procura si tratterebbe invece di un errore
materiale e in buona fede, un’intestazione o una data sbagliata
sull’atto, che non cambierebbe di una virgola l’efficacia del
contenuto.
 
L’interprete interessato
 
Non utilizzable sarebbe invece, per l’avvocato, il verbale delle
dichiarazioni di una cameriera marocchina del locale in cui sarebbero
stati picchiati alcuni extracomunitari: non è regolare perchè come
interprete della donna sarebbe stato utilizzato il datore d lavoro, che
per la difesa avrebbe avuto interesse a dir male dei carabineri di
Calcio. Piu’ una requisitoria che un’arringa, quella di Andrea
Pezzotta, due ore e un quarto passate a sminuzzare un’inchiesta che "andava condotta con prudenza assoluta, visto che l’ambiente in cui si è sviluppata è quello insano dello spaccio di stupefacenti".
 
I BUONI E I CATTIVI
 
Un po’ quello che aveva ricordato in mattinata l’avvocato Massimo
Bonvicini del foro d Brescia chiedendo il non luogo a procedere per tre
ex carabinieri di Calcio, Giuseppe di Marzio, Davide Mattarello e Mauro
Martini, che hanno scelto di essere giudicati con rito ordinario.
Secondo il legale, "in
quest’inchesta è stata fatta una scelta di campo metodologicamente
sbagliata, quella di credere agli spacciatori e non ai carabinieri"
.
Pure l’avvocato Enrico Mastropietro, che ha chiesto l’assoluzione per
il carabiniere Fabio Battaglia e l’agente della Polizia locale di
Cortenuova Gian Paolo Maistrello, ha parlato di "scelta aprioristica di
dividere l’indagine fra buoni e cattivi", rilanciando indirettamente la
tesi in voga tra le difese secondo la quale la molla di questa vicenda
giudiziaria sarebbe la rivalità tra i carabinieri di Martinengo e i
colleghi di Calcio. Da una parte i "buoni" di Martinengo, dall’altra i
"cattivi" d Calcio: una semplificazione che per le difese sarebbe stata
nociva e fuorviante per il proseguo delle indagini. E, per l’avvocato
Pezzotta, sarebbero stati proprio "i contrasti tra i carabinieri di
Martinengo e il resto del mondo che inducono a sospettare un po’ sulla
costruzione giudiziaria della vicenda".
 
Il chilo di Hashish
 
Le difese sono entrate anche nel dettaglio dei singoli episodi. Sulla
presunta restituzione di un chilo d hashish allo spacciatore che è
costata l’accusa di spaccio a quattro mlitari, Mastropietro (per per
Battaglia) e Pezzotta (per Monacelli) hanno spiegato che c’erano tutti
i presupposti perchè i due carabinieri considerassero l’operazione un
sequestro ritardato per arrivare all’arresto di un pezzo grosso. Su
Maistrello, accusato di aver detenuto al comando dei vigili di
Cortenuova 41 grammi di cocaina e 4 di hashish, l’avvocato Mastropietro
ha affermato che il sequestro dello stupefacente sarebbe spettato ai
carabinieri di Martinengo.
Sull’arresto di uno spacciatore al casello di Ponte Oglio, effettuato
da Monacelli facendo evadere – secondo l’accusa -l’acquirente (V.M. di
Palosco) dagl arresti domiciliari, l’avvocato Pezzota ha sottolineato
che non era un acquisto "indotto" dal carabiniere, dato che V-M-
avrebbe ordinato la droga per conto suo qualche giorno prima.
 
Il verdetto del giudice
 
La prossima udienza preliminare, il 28 febbraio, sarà dedicata ancora
agli interventi delle difese, così come quasi sicuramente quella del 13
marzo. Il verdetto del gup Bianca Maria Bianchi – che deve pronunciarsi
su 8 richieste di condanna, una di assoluzione, tre di patteggiamento e
9 istanze di rinvio a giudizio – potrebbe arrivare entro la fine del
mese prossmo.


L’Eco di Pergamo, 22/02/08 


 

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Caravaggio, leghisti e telecamere inutili

 

A Caravaggio, paese di 14.000 abitanti della bassa -quasi-orientale, la
Lega Nord governa da anni. Dal ’97, per la precisione. L’ultimo campione
leghista, eletto sindaco con oltre il 60% dei voti, è Giuseppe Prevedini.
Quello del matrimonio vietato ai clandestini, per intenderci. Braccio
destro dell’ex sindaco – e attuale vicesindaco – Ettore Pirovano, capogruppo al Senato della Lega
Nord, Prevedini non ha voluto essere da meno, diventando un eroe per i
43 sindaci leghisti bergamaschi (qui
un’immagine della manifestazione in suo sostegno, a dire il vero
pochissimo partecipata, che si è tenuta davanti alla prefettura di
Bergamo l’8 dicembre scorso). Anche a Monza e a Milano vorrebbero
imitarlo. Intanto il sindaco caravaggino rifiuta i contributi statali
per l’edilizia popolare, affermando che "gli alloggi andrebbero tutti
agli extracomunitari" e che "in paese ci sono 300 appartamenti vuoti,
non vogliamo certo far concorrenza ai privati".

Oltre alle interessanti uscite di questo personaggio, Caravaggio può godere anche di un sistema di videosorveglianza senza pari in Italia: 122 telecamere su un territorio complessivo di circa 70 kmq, comprendente anche i comuni limitrofi di Bariano, Brignano, Fornovo san Giovanni, misano e Pagazzano. Popolazione complessiva, 31000 anime. Il progetto è stato fortemente voluto da Ettore Pirovano, ed è stato presentato nel 2003 alla presenza dell’allora vicepresidente del Senato Roberto Calderoli. La Panasonic aveva inviato a Caravaggio ("direttamente dalla sede di Tokio", si era vantato Pirovano) il coordinatore tecnico per l’Europa Hideo Araki, per studiarne la realizzazione. 

Costo complessivo: 500.000 euro. Di cui 150.000 finanziati dalla Regione Lombardia. Nel frattempo il Comune ha anche triplicato la sede della Polizia locale, particolarmente attiva nei raid anti-clandestini tanto cari alle forze dell’ordine della bassa, e assunto 4 nuovi vigili, arrivando a 14. I carabinieri della caserma locale dall’estate 2007 effettuano un turno di pattugliamento supplementare notturno.

Tutto ciò per introdurre questa notizia:

Caravaggio – Muri imbrattati con ingiurie rivolte al primo
cittadino. Ma Giuseppe Prevedini fa spallucce e commenta: «Un attacco politico
in vista delle elezioni».
Nella notte tra venerdì e sabato della scorsa settimana sulle mura di alcuni
edifici, tra i quali quelli della vecchia segheria «Solivari», in via
Circonvallazione Calandra, sono apparse scritte in vernice rossa recanti
insulti al sindaco e alla forza politica di cui è rappresentante, la Lega Nord. Puramente
politica la lettura che ne dà il primo cittadino.
«Si avvicinano le elezioni e questo è un attacco ideologico, infatti al mio
nome è associata la Lega
e in uno degli insulti si fa riferimento agli immigrati magrebini. Penso che
gli autori siano gente che viene da fuori».
«Dispiace per i proprietari degli edifici sporcati – ha aggiunto l’assessore
alla Sicurezza Luca Botti – I vigili stanno visionando le immagini
dell’impianto di videosorveglianza e sembra ci sia qualcosa. Se individueremo
gli autori del gesto dovranno pagare i danni».

Il Giornale di Treviglio,
8/2/08

Sono passate più di tre
settimane dal fattaccio. 
Gli eroici vigili di Caravaggio, capitanati dall’assessore alla sicurezza Luca Botti, staranno ancora conducendo indagini boimetriche all’avanguardia sugli autori del misfatto? 

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