La facoltà di non guardare

 

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Cosa
succede a Caravaggio il giorno 25 del mese di aprile, da qualche anno
a questa parte? Cosa succede nello stesso paese per i restanti 364
giorni dell’anno? Cosa sta succedendo, nel frattempo, a Bergamo, in
Lombardia e nell’Italia intera?

Molto
brevemente, a Caravaggio ogni anno la festa della Liberazione viene
interpretata come una farsa priva di fondamenti storici e,
soprattutto, priva di qualsiasi legame con ciò che successe davvero
in paese nella primavera del 1945. L’amministrazione comunale, e il
sindaco in prima persona, il leghista Prevedini, si impegnano
alacremente per portare a Caravaggio una serie di mezzi militari in
parata, accompagnati da motociclisti borchiati. Il pezzo forte è
costituito da alcuni carri armati americani, ma non mancano neppure
automezzi italiani con tanto di fascio littorio sulla fiancata. Il
tutto condito da una profusione di bandiere americane ed inglesi,
perché secondo la personale visione della storia del sindaco di
Caravaggio la Liberazione nel suo paese sarebbe avvenuta ad opera dei
soli militari statunitensi. I nomi dei quattro partigiani di
Caravaggio fucilati proprio mentre preparavano quella stessa
Liberazione non sono mai stati pronunciati durante la celebrazione
ufficiale.

Il
resto dell’anno non è più felice, nella cittadina della Bassa
bergamasca. Il paese è stato definito dalla stampa spagnola e
argentina “
il più xenofobo
d’Italia
”. È stato e continua
ad essere, insomma, un campo di prova della politica securitaria e
demagogica che sta spopolando in Italia.

Esiste
un legame tra la memoria tradita dei partigiani di Caravaggio e la
triste visione dell’ordine che regna in paese? Secondo chi scrive,
sì.

Si
può scegliere di non guardare i tempi che ormai ci avvolgono, con
una crisi economica che sta facendo a pezzi la dignità di lavoratori
precari e migranti; si può scegliere di sommergere il 25 aprile con
motociclette, carri armati e bandierine, per non vedere la storia del
proprio paese; però si può anche scegliere di guardare in faccia la
realtà e di agire di conseguenza, come hanno fatto nel ’45 Carlo
Baruffi, Annunzio Grassi, Francesco Pala e Giovanni Perego.

Si
può scegliere di indagare sulla loro vicenda, come abbiamo tentato
di fare noi, per vederci chiaro e restituire a Caravaggio una parte
davvero troppo dimenticata della sua essenza. E più scavavamo per
dissotterrare questa storia, più appariva evidente come altre storie
si dipanassero dal nodo dell’eccidio di Carpralba: la storia di un
torturatore fascista, quella di un gerarca di paese soprannominato
“il leone bergamasco”, quella di un vescovo dai molti volti…

Speriamo
che la nostra scarsa abilità letteraria non vi intralci troppo nella
lettura.

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