Questo blog è sleale!

 

 

Scriviamo questo post per  i lettori
del giornale di Treviglio che, letto l’articolo qui riportato, abbiano l’idea
di leggere questo blog.
Facendo così possono tranquillamente notare come il post riportato nell’articolo
abbia data 5 settembre 2008, giorno in cui il Giornale di Treviglio non aveva
ancora pubblicato la lettera degli organizzatori del famigerato "rave
anarchico".

Sorvolando sulla faccia tosta di chiamare "botta e risposta" il far
passare 15 giorni tra la pubblicazione delle accuse del sindaco e le risposte
degli organizzatori, troviamo stucchevoli le accuse di nascondersi dietro
l’anonimato; a parte il fatto che per i blog non esiste obbligo di firma, rammentiamo
ai redattori del giornale di Treviglio l’esistenza di  gruppi di persone che fanno volentieri a meno
di portavoce e che quindi si riconoscono in un nome collettivo, sia esso "organizzatori della festa", "collettivo della Bassa", ecc.

Non per viltà, ma proprio per
mostrare come le proprie opinioni siano interamente condivise da un gruppo che
va oltre le singole individualità.

Inoltre non si vede la necessità di fornire al giornale di Treviglio la
disponibilità a firmare personalmente, visto come viene trattato il materiale
inviato: alla lettera degli organizzatori della festa pubblicata è stato
infatti appioppato arbitrariamente il titolo: "niente soldi niente leggi", il quale non sintetizza per nulla
il contenuto della lettera e  fornisce
dunque una chiave di lettura errata agli incauti lettori.
 Si spera di non dover scomodare la malafede
dei redattori nel fornire una lettura personale e come tale non obbiettiva e
rispettosa del contenuto della lettera.

Si veda poi come sono trattate le notizie: sono state utilizzate foto di scritte su muri che non
c’entrano palesemente nulla con la festa o con qualsivoglia critica al sindaco,
e realizzate precedentemente alle date contestate.

P.S. gli organizzatori del
"rave anarchico" non sono le stesse persone che pubblicano su questo
blog.

P.P.S. gli autori di questo blog non si mai neppure sognati di definirsi "cronisti".

Ed ecco l’articolo, nel quale tra l’altro si continua a parlare di "ritorsione" da parte degli organizzatori della festa:

 

Romano di Lombardia – La vicenda
del raduno anarchico non autorizzato, organizzato da un gruppo di giovani nel
Parco del Serio lo scorso luglio torna ad accendere gli animi. Dopo il botta e risposta
fra il sindaco e gli organizzatori, pubblicato sul Giornale di Treviglio lo
scorso 29 agosto e lo scorso 12 settembre, ora gli organizzatori ripartono
all’attacco. Nel blog del collettivo della Bassa (http://bassa2.noblogs.org)
il sedicente cronista accusa il Giornale di Treviglio di non aver voluto
pubblicare la lettera di precisazione, regolarmente pubblicata invece lo scorso
12 settembre.
Nell’intervento il reporter conclude: «Pensate che il Giornale di Treviglio
abbia pubblicato la smentita? Se sì, vi sbagliate. Qualcuno avrà agito al di
fuori della legalità, ma altri sono proprio al di fuori di ogni decenza». Un attacco
sleale, trincerato dietro l’anonimato
, così come anonima era la richiesta di
precisazione da parte degli organizzatori. Non appena l’email è arrivata al
giornale, la redazione ha risposto avvisando il mittente che il messaggio sarebbe
stato pubblicato allorquando fosse stato individuato un autore, cosa che è
puntualmente avvenuta non appena Nausicaa Pandolfi si è fatta avanti.
A nostra volta quindi invitiamo l’anonimo reporter a verificare i fatti e a
riflettere sull’opportunità di tirate moralizzatrici che scomodano la decenza.
Del resto la forma dell’anonimato non è prova di quel senso di responsabilità e
di maturità che qualunque richiamo all’etica implica.
Viene in mente la frase di un noto poeta: «Se un uomo non ha il coraggio di
lottare per la propria idea, o questa non vale nulla o non vale nulla lui».
Intanto pare che la vicenda stia scatenando polemiche anche sul versante
politico. Rispondendo alla richiesta di chiarimenti della Lega Nord il sindaco
ha fatto sapere che l’intervento della Polizia locale per impedire lo
svolgimento della festa, cui è seguita la ritorsione dei partecipanti, non
aveva scopo politico, bensì si limitava all’applicazione del regolamento per
l’occupazione degli spazi pubblici.

Giornale di Treviglio, 19/09/08

 

 

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27 SETTEMBRE- LA FABBRICA DELLA PAURA

 

Chi manda avanti la fabbrica della paura?

Ogni giorno una nuova emergenza, ogni giorno una nuova riduzione della nostra liberta’ in nome della sicurezza. Ogni giorno la realta’ diventa sempre piu’ un problema di ordine pubblico, mentre il diverso diventa una minaccia.
Noi abbiamo deciso di prendere la parola con una festa, alla faccia di chi ci vuole rassegnati e chiusi in casa. Musica, parole, divertimento e informazione in uno spazio che, per una sera, sara’ aperto a tutti voi.

il 27 settembre a partire dalle 20:

mostra sulla fabbrica della paura, concerti, suond system, banchetti, spazi ecc.

vuoi sapere dove? vai su www.retebassa. org
hai banchetti ecc. ? contattatci retebassa@yahoo. it

 

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La difesa della razza

 

14.09.2008. Abdoul muore, ucciso a sprangate, a Milano.

Giornalisti, politici, avvocati della difes gli stanno ancora assestando gli ultimi colpi.  

"È
tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta
l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del
razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il
richiamo ai concetti di razza
."

(La difesa della razza, anno I, numero 1, 5 agosto 1938)

 (L’Eternauta, Hector Oesterheld, 1957)

 

 

 

 

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Bonduelle – bruciano i diritti, rimane la precarità

Bonduelle – bruciano i diritti, rimane la
precarità

Il 28.02.08, a  San
Paolo d’Argon (Bg), brucia lo stabilimento della Bonduelle. I

30 dipendenti del turno di notte rischiano la vita, ma si salvano
.
Le sirene, nelle prime
ore di giovedì 28, non hanno suonato, e gli operai si sono accorti
dell’incendio solo per via del fumo.

Nel sito di San Paolo d’Argon, tra operai e impiegati, per
il gruppo leader nella produzione e nel commercio di ortofrutta confezionata
lavorano circa 200 persone. Molti operai sono di nazionalità marocchina.

Lo stabilimento viene dichiarato inagibile e posto sotto
sequestro.

L’azienda punta a riprendere una
parte della produzione in un capannone "provvisorio" a Costa di Mezzate
(Bg), dove però viene applicato un contratto diverso, con salari inferiori del
15-20%.

La grande multinazionale a
dividere i lavoratori in cassa integrazione e a far lavorare solo chi si piega
alla sua volontà. L’assemblea dei lavoratori rifiuta, e chiede
garanzie
certe per la ricostruzione delle capacità produttive e per il reintegro di
tutti i posti di lavoro nell’insediamento di San Paolo d’Argon. Iniziano le
mobilitazioni.

Intanto la Bonduelle comunica che intende
avviare entro luglio, in un capannone di Lallio(Bg), delle linee di produzione,
ma che esse potranno occupare solo 90 dei 140 dipendenti in cassa integrazione.

Il sindacato accetta la possibilità
di mobilità “volontaria” per almeno 20 dipendenti. L’azienda richiede 50
licenziamenti e
non intende rinnovare la cassa integrazione dal 31 maggio. Il piano a questo
punto è chiaro: cacciare gli
"anziani", cacciare quelli a tempo indeterminato, per riprendere la
produzione assumendo i precari o appaltando alle famigerate cooperative.

20.06.08. La multinazionale
conferma i trasferimenti: a Battipaglia, in provincia di Salerno!

Esce dall’agenda la ricostruzione
dello stabilimento di San Paolo d’Argon.
30 trasferimenti, tutti improponibili, che la Bonduelle –
unilateralmente – ha comunicato tramite raccomandata, pretendendo addirittura
una risposta entro lunedì 30 giugno
.

Ingiustificati,
perché la Bonduelle
a Lallio sta installando e rendendo via via operative non 3 linee come sempre
dichiarato (invece della 7 presenti a San Paolo d’Argon), ma ben 8 linee. A
Lallio, quindi, possono lavorare tutti.

Dall’inizio delle attività a
Lallio, inoltre, la
Bonduelle si avvale di un’impresa di pulizia, in alternativa
ai lavoratori trasferiti o "a disposizione".

07.08.08. 30 lavoratori accettano la mobilità "volontaria" ; ma 9 lavoratori, tutti marocchini,  che non hanno chiesto la mobilità, sono ancora
esclusi dal ricollocamento nello stabilimento di Lallio.
Ai 9 dipendenti trasferiti
si nega il lavoro a Lallio, ma a quasi altrettanti – che attualmente ivi
lavorano – si risponde negativamente rispetto alla richiesta della mobilità
volontaria.

06.09.08 I lavoratori “occupano” pacificamente il centro di Bergamo.

09.09.08 L’azienda fa sapere che i posti a Lallio ci sarebbero, ma solo se i lavoratori accettassero di scendere di 2 livelli di retribuzione. 

Ad oggi, mercoledì 10.09.08, il
loro presidio è ancora in corso in via Vittorio Veneto, e continuerà ad
oltranza, notte e giorno. I lavoratori sono in sciopero della fame da domenica.

Chiunque è invitato a portare solidarietà al presidio con
la propria presenza, e soprattutto a partecipare all’incontro pubblico dei
lavoratori Bonduelle che si terrà venerdì 12 settembre a Bergamo, Piazza
Vittorio Veneto, ore 21

 
(Cronologia
liberamente tratta dal sito www.alternainsieme.net)

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“Anarchici raduni” e bufale di provincia

 

Premesse: a Romano di Lombardia, paesone-quasi-città della Bassa, c’è un gruppo di giovani che si occupa di politica e aggregazione. Lo fa in modo indipendente, spesso schierandosi contro scelte molto discutibili del’aministrazione comunale. A Romano c’è anche un sindaco del PD, il quale a volte si lascia andare ad affermazioni un pochetto deliranti. Il sindaco non ama questi ragazzi, e spesso si oppone alle loro (legali) richieste, ad esempio chiedendo loro cifre assurde per poter usufruire di strutture pubbliche.

Nella zona opera anche un giornale, il mitico Giornale di Treviglio, che da sempre fa dell’obiettività e dell’attenta ricerca del Vero al proprio missione (Ah-ah).

Insomma, a Romano di Lombardia viene organizzata una T.A.Z. Qualcuno non gradisce l’idea, perchè l’area scelta viene bloccata con blocchi di cemento. La T.A.Z. viene realizzata lo stesso, in piena tranquillità.

Al sindaco forse lo smacco brucia, perchè contatta il giornale e detta questo articolo:

 

STOP AL RAVE NEL PARCO, SINDACO INSULTATO

Le scritte ingiuriose comparse
vicino al Comune e nell’area dove si sarebbe svolta la festa

Romano
di Lombardia –
 Boia, fascista, attento al cranio. La Polizia locale ha impedito
il rave nel parco del Serio e loro, i ragazzi gabbati, hanno reagito nella
maniera più dura che potevano: coprendo i blocchi di cemento che impedivano
l’accesso all’area della festa e alcuni muri della città di scritte ingiuriose
e minacciose contro il sindaco e gli agenti .

Tutto è iniziato un venerdì pomeriggio di metà luglio, quando una
pattuglia di agenti della Polizia locale in perlustrazione ha notato alcuni
volantini non autorizzati che segnalavano una festa in un’area del parco del
Serio.
Agli agenti è bastato un rapido controllo per capire che l’happening,
organizzato da gruppi giovanili della zona, non era stato autorizzato: nessuna
richiesta di concessione dell’area, né di comunicazione dello svolgimento della
festa, come prevede invece la normativa.
Dopo un rapido consulto con il sindaco, responsabile dell’ordine pubblico, e
con le altre forze dell’ordine, la
Polizia locale ha deciso di giocare d’anticipo e ha collocato alcuni blocchi in cemento sul viottolo sterrato che porta all’area indicata dal volantino, in modo da impedire l’accesso ad eventuali furgoni con gruppi elettrogeni. 
Quando il sabato pomeriggio gli organizzatori si sono trovati la strada
sbarrata hanno cercato di vendicarsi nel modo più incisivo che sapessero fare.
«Armati» di bombolette, hanno coperto di insulti e minacce gli stessi manufatti
di cemento, simbolo dell’ostacolo che «il potere costituito» ha posto al loro
anarchico raduno. Scoperte le scritte, i destinatari hanno segnalato il fatto alla
Procura, che ha aperto un’indagine.
«Sono rammaricato – ha commentato il sindaco Tognoli – ma con chi agisce fuori
dalla legalità non è possibile alcun confronto, nè alcun riconoscimento
».

Giornale di Treviglio, 29 Agosto 2008

Ah, ecco chi era stato ad impedire l’accesso ad un’area pubblica con blocchi di cemento!

Il gruppo degli organizzatori risponde, indirizzando questa lettera al giornale:

ALCUNE PRECISAZIONI…

Avendo letto l’articolo apparso a
pag. 23 del
Giornale di Treviglio in
data 29 Agosto 2008, ci sentiamo in dovere di evidenziare alcune, per non dire
molte, inesattezze che sono state divulgate.

Queste ultime compaiono già nel
titolo,
“Stop al rave nel parco”. Ci
teniamo ad evidenziare che nessun rave è stato impedito perché nessun rave è
stato organizzato: sabato 27 Luglio al Parco del Serio è stata organizzata, e
si è svolta (nonostante fonti giornalistiche sostengano il contrario) una
semplice festa, che nulla ha a che fare con un rave. Come è noto i rave, oltre
a differenti caratteristiche musicali e stilistiche, comprendono spesso un uso
più o meno largo di droghe pesanti, cosa che nelle nostre feste non accade e
non vogliamo che accada.

In secondo luogo ci sentiamo in
dovere di smentire le accuse che ci sono state rivolte riguardo ad alcune
scritte comparse vicino al Comune di Romano di Lombardia, delle quali è
riportata una fotografia nell’articolo precedentemente menzionato. Anche un non
acuto osservatore avrà sicuramente notato che le scritte sono di due colori
diversi. È il caso di informare i lettori che quelle nere sono apparse diversi
mesi fa, oltretutto non solo in quel luogo, e sono opera di un trio di estrema
destra, mentre quelle rosse sono apparse successivamente in risposta alle
prime.
Si tratta dunque di un “botta e risposta” (che per di più non ci vede
protagonisti e nulla ha a che fare con la festa) politico e non, come la
giornalista ha sostenuto, di insulti o minacce nei confronti del “!potere
costituito”.

Relativamente alla dichiarazione
del Sindaco di Romano di Lombardia secondo la quale “
con chi agisce fuori dalla legalità non è possibile alcun confronto né alcun
riconoscimento
”, replichiamo che per un gruppo di ragazzi, in gran parte
studenti, è impossibile sostenere le spese per l’occupazione del suolo pubblico
richieste dal Comune e quindi agire nella legalità. Per quanto riguarda la
seconda parte della frase riportata crediamo che la massima “nihil novum sub
solis” sia chiarificatrice: né il confronto né il riconoscimento, nonostante i
nostri tentativi, ci sono mai stati consentiti.

Per concludere saremmo grati al
Giornale e ai giornalisti se, prima di rivolgere accuse ingiustificate, venisse
appurata la veridicità dei fatti.

Gli organizzatori della festa.

Qui sotto le scritte "incriminate":

 

 

Pensate che il Giornale di Treviglio abbia pubblicato la smentita? Se sì, vi sbagliate. Qualcuno avrà agito al di fuori della legalità, ma altri sono proprio al di fuori di ogni decenza. 

 

 

 

 

 

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Bergamo, inno nazionale a scuola

 
Notizia leggera della giornata: a Bergamo c’è chi tenta di scalzare il "patriottismo padano" con questi mezzi. Chiodo scaccia chiodo, cioè un nazionalismo scaccerà l’altro? Auguri.
In fondo, è molto probabile che gli studenti della Bassa non saranno coinvolti da questa iniziativa "cittadina". Come sempre.  
  
Bergamo, a scuola si canta l’inno
E la Lega: "Una sceneggiata"

BERGAMO
– In provincia di Bergamo la scuola comincia con l’inno d’Italia,
cantato in coro da un migliaio di studenti. Lo ha deciso il dirigente
scolastico provinciale (che ha sostituito la figura del provveditore)
Luigi Roffia, per cui "l’inno è simbolo dello Stato e dell’unità
nazionale, ed è giusto che i ragazzi lo cantino". Sulle note di
Fratelli d’Italia, un gruppo di cadetti della guardia di finanza in
alta uniforme farà l’alzabandiera, aprendo così ufficialmente l’anno
scolastico.

La cerimonia si terrà il 16 settembre nel cortile dell’istituto tecnico
Natta di Bergamo. Oltre ai 900 studenti della scuola (di cui 30
stranieri), saranno invitati a cantare anche i rappresentanti dei
ragazzi di altre scuole. La scelta della data, il giorno dopo l’inizio
delle lezioni, dà il tempo agli studenti per esercitarsi. Oltre alle
prevedibili polemiche della Lega (che nel Bergamasco alle ultime
elezioni aveva il 31% dei voti), un altro inciampo alla cerimonia
potrebbe essere infatti la poca conoscenza che i ragazzi hanno
dell’inno.

Luca Capelli, studente al Natta e rappresentante in consiglio
d’istituto, parla anche per i compagni: "Ci dovremo preparare, questo è
sicuro. Io dell’inno ne so metà, altri nemmeno quella". E il
provveditore annuncia: "Andrò a parlare con loro il primo giorno di
scuola. Se lo chiederanno, potremmo distribuire il testo nelle classi".
E se per imbarazzo, o per orgoglio padano, alcuni non volessero
cantare? Roffia non ci crede: "L’anno scorso organizzammo nelle scuole
incontri con la Guardia di Finanza. Durante l’alzabandiera
veniva suonato l’inno, e gli studenti erano commossi". Da qui l’idea di
farlo cantare a loro, e di farne la sigla della scuola che comincia.

Ieri il provveditorato ha stampato l’invito "alle autorità" per la
cerimonia: il vescovo di Bergamo Roberto Amadei, il presidente della
Provincia Valerio Bettoni (Forza Italia) e Roberto Bruni, sindaco di
Bergamo, di Centrosinistra. "E’ una bella iniziativa, ci sarò –
annuncia Bruni – nei giovani si deve affermare il senso delle
istituzioni e dell’identità nazionale". E sul fatto che non tutti i
ragazzi conoscano le parole dell’inno, rilancia: "Fratelli d’Italia va
insegnato a scuola, è grave che alle superiori ci sia chi non lo
conosce". Il provveditorato ha anche mandato una circolare a tutte le
scuole della provincia, invitandole a organizzare per l’inizio
dell’anno cerimonie simili.

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E arriva la polemica della Lega. Per Daniele Belotti, presidente della
commissione Cultura in consiglio regionale, "cantare l’inno in cortile
è una sceneggiata, per rinsaldare un’identità che in realtà è debole.

Sarebbe stato meglio
fare cantare ai ragazzi Notèr de Berghèm, inno cittadino che li
rappresenta davvero".

La Repubblica, 28-08-2008 

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Fare festa nel Nuovo Medioevo

 

Una notizia di Ferragosto:

 

CASSANO D’ADDA Il
Comune interdice l’accesso al fiume per il giorno di festa

Pic nic vietati a
Ferragosto Soprattutto per i senegalesi

Non è certo Giancarlo Gentilini che, per carità, di gente
come il prosindaco trevigiano uno basta e avanza. Ma, nell’estate delle
ordinanze anti-immigrati, il «buon» sindaco di Cassano d’Adda (un comune di
circa 20mila abitanti in provincia di Milano), il forzista Edoardo Sala, ha
voluto, in piccolo, fare la sua parte. E ha deciso di impedire lo svolgimento
della festa di ferragosto della comunità senegalese sul suo territorio.
Con un’ordinanza ad hoc, preparata in fretta e furia nell’afosa calma estiva
della profonda provincia milanese: «Per il giorno 15 agosto 2008, dalle ore 7
alle ore 24 – recita il documento, datato 23 luglio – è fatto divieto assoluto
di accesso e permanenza di cose e persone all’interno dell’area denominata
‘Pignone’ che per l’occasione avrà gli ingressi debitamente chiusi con apposita
segnaletica verticale”

(…)Ogni fine settimana da maggio a settembre, tempo
permettendo, la zona è meta di famigliole con bimbi al seguito, ragazzotti che
giocano «al pallone», pescatori e coppiette che provano a infrattarsi per avere
un po’ di intimità. E, almeno fino allo scorso anno, di tutta la comunità
senegalese della zona, che da oltre vent’anni trascorre il ferragosto sulle
rive dell’Adda. Organizzando una festa spontanea, che vede arrivare da tutta la Lombardia gente
originaria del Senegal, ma non solo, e che è diventata col tempo un’occasione
di socialità e integrazione tra la comunità immigrata e gli «indigeni»,
perlomeno quelli che in quel periodo non sono spaparanzati al sole nelle loro
case di villeggiatura.
Ma, per il primo cittadino cassanese, quella festa non s’ha da fare. E allora
ecco pronta l’ordinanza. Che motiva la decisione di chiudere la zona con «il
diffuso allarme sociale» provocato negli abitanti «dall’elevato numero di
persone di diversa nazionalità» (africana, naturalmente. E se fosse svizzera o
statunitense?) che ormai da diversi anni si ritrova nella zona. Probabilmente
«brutta gente» secondo il sindaco e che, a suo dire, fa un «uso spropositato di
bevande alcoliche (gli italiani no?), di strumenti atti a generare musica (si
chiamano strumenti musicali, signor sindaco) e che deturpa il patrimonio
pubblico». Quindi lì non ci deve stare. E sì che la festa senegalese è riuscita
a sopravvivere anche a due mandati di monocolore leghista, proprio perché anche
la «vox populi» ha sempre riconosciuto la civiltà dei partecipanti e la cura
nel non arrecare danni all’area.

(…)Quello per la festa di ferragosto non è il primo «niet» del
sindaco. In primavera aveva vietato il concerto del Primo Maggio, dicendo che
era troppo rumoroso, e il mese scorso ha impedito che si svolgesse in un parco
cittadino un corso di yoga organizzato dai Verdi locali (troppo rumoroso anche
quello forse). In compenso, qualche settimana fa, i cittadini cassanesi sono
stati svegliati nel cuore della notte dai fuochi d’artificio sparati in villa
Borromeo, storica villa cassanese (e di proprietà di Silvio Berlusconi), dove
si stava tenendo una festa della guardia di finanza. A un’interpellanza
presentata dalle opposizioni sulla questione in consiglio comunale il sindaco
si è scusato, dicendo che era stato un errore, ma che «visto il calibro dei
partecipanti (Anna Falchi e, pare, anche Giulio Tremonti) l’evento aveva dato
lustro alla città».

(Il Manifesto)

Da  abitanti della zona, aggiungiamo un particolare non da poco: la festa ha potuto svolgersi, in realtà, per l’intercessione del sindaco di Fara Gera d’Adda, comune sulle sponda bergamasca del fiume. Gli africani,  di varie nazionalità visto che la festa non è organizzata solo dalla comunità senegalese, a detta dello stesso sindaco e della gente del luogo non hanno creato nessun disturbo nè tantomeno problemi di "sicurezza".  Molti gitanti si sono invece lamentati per la presenza dalla Polizia locale di Cassano d’Adda sul ponticello di legno che collega le due sponde, che impediva a chiunque di raggiungere la riva milanese dell’Adda (fare una passeggiata attraversando il ponte è un’usanza molto diffusa il giorno di Ferragosto, e non solo). Qui trovate le prove, sotto forma di fotografie piuttosto eloquenti. Il sindaco di Cassano d’Adda aveva infatti avvertito: "Farò rispettare la mia ordinanza, nessuno tenti un colpo di mano!" 

Questa strana "guerra dell’Adda" fa pensare ad un nuovo Medioevo fatto di paesi-stato autonomi, che dettano legge a suon di ordinanze "creative", e mandano la Locale armata a presidiare i ponti levatoi che li difendono dai paesi nemici. Insomma, uno spasso.

Da segnalare il titolo di Libero "news" (ebbene si, un altro quotidiano nazionale oltre al Manifesto e Repubblica si è interessato della faccenda): "Adda nel caos per la festa africana".

Crediamo che l’Adda, almeno lei, se ne sbatta altamente della nazionalità di chi si ritrova a passare un po’ di tempo libero sulle sue sponde. Di sicuro non si sarebbe aspettata di tornare ad essere confine sorvegliato tra i territori di Milano e Bergamo.

 


 

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Nuovo racconto: Aveva ucciso un coniglio

 

Per la serie racconti senza pretese, racconti della Bassa:

Aveva ucciso un coniglio  

Aveva
ucciso un coniglio.

Ma porca…

Il
parco del WWF ricavato dall’ex cava ed ex discarica era diventa
to un’immonda
conigliera dove roditori di ogni specie si rifugiavano per salvarsi dal
progresso: capannoni di aziende addette al recupero rottami ferrosi invece dei
campi di patate. Erano roditori tradizionalisti.

E
suicidi: amavano attraversare la statale gettandosi sotto le auto in corsa,
ebbri per la luce dei fari, e trovare la gloria diventando sottilette di carne
aderenti all’asfalto.

Davide
imprecò pensando che avrebbe dovuto pulire il parabrezza dal sangue nel garage
dei suoi, cercando di non svegliare la madre insonne e poco discreta. 

In più
la serata era andata male, c’era troppo traffico in giro e non era riuscito a
scattare nessuna fotografia. Nonostante fosse da un pezzo passata l’una, la
statale Federica (sì, nella Bassa poteva capitare che le strade avessero nomi
di donna) era affollata come nell’ora di punta, quando i laboriosi abitanti
della zona si spostavano in massa verso la città. La notte si creavano code, le
auto frenavano bruscamente sfiorando di continuo l’incidente, si aggiravano
come squali affamati.

I
conducenti di solito erano uomini soli, ma non mancavano le allegre compagnie
di amici: neopatentati o sessantenni, tutti con l’identica espressione ilare e
vagamente furtiva: sembravano divertirsi parecchio, mentre si indicavano a
vicenda le nigeriane che stingevano i loro ombrellini colorati, o le ragazze
più giovani che segnalavano la loro età mostrando grandi peluche colorati.

Le
donne della Federica, invece, avevano espressioni molto diverse tra loro.
Alcune facevano sorrisi ai conducenti delle auto.

Altre
ricordavano a Davide il coniglio che aveva appena ucciso, intravisto alla luce
dei fari.

Ad ogni
modo, quella sera era un venerdì e c’era decisamente troppa gente in giro.
Meglio rassegnarsi e tornare a casa a lavare la macchina. Avrebbe dovuto
ricordarsi di riservare le sue uscite ai giorni infrasettimanali, o alla
domenica.

Guidò
fino a casa, aprì il cancello facendo molta attenzione a non causare cigolii.
Non voleva che la vecchia stronza gli facesse storie la mattina dopo.
Parcheggiò l’auto in garage e la esaminò alla luce fioca della lampadina
impolverata che pendeva dal soffitto.

Per
fortuna la carrozzeria della Mini non aveva subito danni. Solo un po’ di sangue
sul paraurti. Lo pulì con uno straccio bagnato, poi uscì dal garage, entro
furtivamente in casa e si preparò a dormire il sonno dei giusti.

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Tornano i falli padani (revisionisti)


 

È di ieri, venerdì 15 agosto 2008,
questa notiziola:

La Lega ricicla 1.300 copie con i "padan
cocks". Era stata bloccata dal ministro Fioroni perché infarcita di refusi
storici e politici

La
Lega rispolvera la storia della Lombardia a fumetti in salsa
padana. Il volume, al centro di una violenta polemica la scorsa estate, a
settembre sarà di nuovo sui banchi delle scuole elementari e medie. A tirare
fuori dagli scatoloni le 1.300 di copie avanzate, "congelate" dalla
presidenza del consiglio regionale che le aveva fatte stampare, una trentina di
sindaci del Bergamasco, che non hanno digerito l´invito a non fare circolare il
volume fatto nel luglio 2007 dall´allora ministro all´Istruzione Giuseppe
Fioroni.
Daniele Belotti, presidente leghista della commissione Cultura in consiglio
regionale, racconta: «Dopo l´assurda bufera che si era abbattuta sul fumetto la
distribuzione si era interrotta, ma abbiamo avuto richieste per poterlo
utilizzare come strumento didattico. Io stesso ho portato in auto alcuni
scatoloni nelle valli bergamasche». E rilancia: «Chiedo al consiglio di
ristampare il volume, magari correggendo i refusi che hanno scatenato la
polemica». "Refusi" non da poco: le incisioni rupestri dei Camuni
datate al 3000 dopo Cristo, una frase poco chiara che sembra attribuire le
stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia ai sessantottini. E ancora: i
galli che cantano "we are the padan cocks", slogan che richiama al
celodurismo della Lega anni Novanta, e Garibaldi scomparso dalla narrazione
dell´unità d´Italia.
Sull´opportunità di ripubblicare il volume, il presidente del consiglio
regionale Giulio De Capitani (Lega) è possibilista: «Ne discuteremo a
settembre». E l´opposizione va all´attacco. Per Giuseppe Civati, consigliere
Pd, «tirare fuori di nuovo quel fumetto è stato un gesto di pessimo gusto. A
giugno in consiglio si notava un grottesco movimento da parte dei leghisti, che
si davano da fare a spostare libri qua e là». E annuncia la contromossa:
«Ricostruiremo la mappa delle scuole in cui è stato distribuito il fumetto e
daremo ai ragazzini un depliant per metterli in guardia sulle menzogne che
propina come verità storiche». Quanto all´ipotesi della ristampa, Civati è più
che scettico: «Bisognerebbe rifarlo da cima a fondo».
Chi invece è già pronto a riaccendere le rotative è Pietro Macchione, l´editore
varesotto a cui il consiglio regionale diede incarico di stampare le 10mila
copie, per una spesa di 105mila euro. Per l´editore, «è stato giusto
distribuire le copie avanzate, era assurdo lasciarle lì a marcire». E alla
polemica del Pd risponde: «Io, come anche l´autore del testo, appartengo al
mondo della sinistra, mi stupisce che le critiche arrivino proprio da quella
parte». Ma non solo da quella: per il leghista Belotti, infatti, «se bisogna
trovare un difetto al fumetto è che dà poco spazio alle vicende della Lega
Lombarda nel Dodicesimo secolo». Tre pagine, la metà di quanto dedica
all´intero Dopoguerra.

La
Repubblica

 

Noi abbiamo la fortuna di vivere in provincia
di Bergamo, dunque abbiamo potuto mettere le mani su questa opera d’arte. Ve ne
riportiamo qualche stralcio, limitandoci al periodo contemporaneo (lo
straordinario lavoro di Roberto Fassi spazia dalla preistoria a Malpensa 2000).

Ecco come viene narrata, ad esempio, l’ascesa
del fascismo:

"Nel
1922 lui stava in attesa a Milano. Lui era Benito Mussolini, capo indiscusso
del Partito Fascista, e i suoi fedelissimi in camicia nera erano  "in marcia su Roma" con ogni mezzo.


Il re
d’Italia Vittorio Emanuele non fermò la marcia dei fascisti, anzi poco dopo
invitò Mussolini a Roma per formare il nuovo governo italiano".

Intanto una vignetta mostra un bimbo che
pensa:


"Il
duce ha ragione. La mamma deve regalarci tanti fratellini. Una bella squadra di
calcio in famiglia!"


"Tutti
i libri di testo insegnavano i valori del fascismo che dovevano formare gli
italiani del domani, disciplinati e fieri allo stesso tempo".


"Il
sabato poi, gli intrepidi balilla con il fez alla bersagliera, il fucile di
latta con tappi di sughero e le piccole italiane, eleganti con la loro cravatta
sulla camicetta bianca si radunavano sulla piazza grande o nel campo sportivo
per il saggio ginnico, giusto perchè una buona oretta di aria aperta e di
ginnastica faceva bene al corpo e allo spirito della nazione".


"E
vuoi perchè i tempi erano EROICI, vuoi perchè la tempra dei lombardi non era
malaccio, proprio in quel periodo si esibirono grandi campioni della due e
delle quattro ruote".

Di punto in bianco, dai tempi eroici alla
Seconda Guerra Mondiale:

“Alla
fine fu inevitabile. Nel giugno del ’40, l’Italia fascista entrò in guerra a
fianco della Germania nazista di Hitler, che volva un’Europa alla tedesca, e
del Giappone più imperialista che mai”.

Ma anche la guerra finisce, stendiamo un velo
pietoso su come è narrata la
Resistenza e passiamo al dopoguerra:

“La
lunga ripresa del dopoguerra era però destinata ad infrangersi contro le lotte
operaie e studentesche che cominciarono a contestare il potere e il benessere
nelle mani solo di «pochi eletti»(…)La fine degli anni Sessanta, cominciati con
spensieratezza e qualche lira in tasca, divenne dunque un periodo difficile.

E poi la famigerata frase sulla strage di
Piazza della Loggia, che riportiamo per intero:


“…Ai
movimenti studenteschi ed operai si sostituirono veri e propri atti di
terrorismo che volevano ribaltare i modi di governare in Italia e che in
Lombardia portarono alle ignobili stragi di gente innocente come negli
attentati di Milano (piazza Fontana, all’interno di una banca) e di Brescia
(piazza della Loggia, durante un comizio sindacale) o condussero a vili agguati
come gli assassini di giornalisti, dirigenti d’azienda, professori
universitari”.

A questo punto sembra necessario citare la premessa dell’opera, scritta dall’autore:

"(…) Abbiamo tentato di raccontare la Storia con il viziodella realtà. Quella che non scherza e deve per abitudine fare i conti con possenti volumi di mille pagine scritti da signori con la barba e con gli occhiali dalle lenti spesse. Noi che siamo invece dei comuni sbarbatelli, questa Storia l’abbiamo aspirata, frullata per bene e rimessa sulla carta a modo nostro (…)". 

 

Sticazzi. Padani,
ovviamente.


 


 

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Fuori dal ghetto

Ieri sera, il solito sabato sera di un agosto afoso, siamo passati per caso in macchina a Zingonia, di ritorno da un concerto, come capita spesso.

Lo stradone trafficato che porta dalla statale 525 del Brembo alla provinciale Francesca costeggia proprio Piazza Affari, uno dei luoghi più noti di Zingonia, nel territorio del comune di Verdellino. (qui info su Piazza Affari, mentre qui e qui info su Zingonia)

Di solito la piazza, su cui si affacciano un ristorante cinese e un kebab-bar, è occupata da spacciatori, che si dispongono lungo il porticato che ne delimita un lato. Macchine di clienti vanno e vengono, scarsissimi passanti, questo è lo spettacolo che offre di solito la piazza.

Ieri sera sotto quei portici c’era un piccolo palco, da cui proveniva musica bhangra. Diverse persone stavano ballando, altre sedevano tutto intorno.

Abbiamo parcheggiato e siamo scesi a vedere che stava succedendo.

Qualcuno aveva organizzato un sound system gestito da due uomini. La musica spaziava dal bhangra, appunto, al rap in arabo, a sonorità più dance, fino ad arrivare al liscio. Le svariate nazionalità presenti a Zingonia si erano sistemate nella piazza: ragazze maghrebine in shorts ballavano davanti a pachistani ammaliati, famiglie di senegalesi con bambini mangiavano un gelato sedute sulle sedie di plastica. Parecchi ragazzini giravano in bicicletta. Coppie di pensionati danzavano imperterriti su ritmi punjabi come se stesse suonando Raul Casadei.

I pusher presenti non erano molto contenti della situazione. I clienti non arrivavano. Alcuni sono saliti in auto e sono partiti sgommando, altri si sono rassegnati ad ascoltare la musica in disparte.

La piazza di spaccio è stata bloccata per un po’ di tempo, proprio di sabato sera, uno dei momenti più redditizi.

A mezzanotte tutto è finito, un furgone del comune di Verdellino si è presentato per smontare il palco e abbiamo così finalmente capito chi erano gli organizzatori.

Non c’era un solo poliziotto presente a Piazza Affari, eppure ci si sentiva al sicuro.

Di Zingonia si parla sempre per elencare problemi, che sicuramente esistono. Ma ci si dimentica spesso delle persone che ci vivono, alle quali non si possono dare solo lampeggianti e sirene sotto casa.

Gli spacciatori tornano sempre, quando una piazza rimane vuota, non vissuta dalla gente del luogo.

Di Zingonia si dice anche che sia la “Lampedusa del nord”, un posto in cui i migranti arrivano sperando di ripartire al più presto. I problemi di Zingonia non svaniranno finchè si continuerà a parlare solo del ghetto, finchè non sarà un posto in cui si possa desiderare di restare. 

Comunque per chi volesse venire a dare un’occhiata e magari a divertirsi, sabato 23 agosto in piazza Affari ci sarà di nuovo della musica. Potrebbe essere una piccola sorpresa.


 




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