Il 26 aprile, come ormai accade da anni ogni domenica immediatamente successiva alla festa della Liberazione, al cimitero di Caravaggio, in provincia di Bergamo, vengono commemorati i quattro partigiani del paese uccisi dalle brigate nere nel marzo 1945, nel territorio di Capralba (paese limitrofo in provincia di Cremona).
Nulla di strano, se non fosse che Caravaggio è un paese piuttosto particolare.
Il sindaco leghista, successore e delfino del candidato alla provincia di Bergamo Ettore Pirovano, propaganda una particolare versione della storia, e non ha mai citato i quattro partigiani caravaggini nelle celebrazioni ufficiali del 25 aprile, nè ha mai partecipato alla commemorazione che si tiene al cimitero.
Quest’anno, grazie all’impegno di vari cittadini di Caravaggio e dei comuni limitrofi nel recuperare la memoria storica del paese, la commemorazione è stata, forse, più partecipata e ricca di contenuti che negli anni precedenti. O forse, più semplicemente, il sindaco Prevedini si è svegliato bruscamente da un sonno pluriennale e non ha resistito allo shock di scoprire che nel proprio feudo qualcuno, ostinatamente, continua a ricordare cosa avvenne in quel marzo del 1945.
Risultato: un’intervista all’Eco di Bergamo piena di rabbia stizzita, che vale la pena di leggere:
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«Oltre a ricordare i morti
dell’esercito alleato si devono ricordare anche i nostri morti». Queste le parole
pronunciate ieri, a Caravaggio, dal consigliere di minoranza Antonio Lazzarini
al termine delle celebrazioni in memoria dei quattro partigiani di Caravaggio
Carlo Baruffi, Annunzio Grassi, Franco Pala e Giovanni Perego.
Una festa della Liberazione in antitesi a quella
celebrata sabato con la sfilata dei mezzi militari americani ed alla presenza
del sindaco Giuseppe Prevedini e degli altri membri della Giunta. Ancora di più se si considera che ieri, al corteo
conclusosi con la deposizione dei fiori sulla tomba dei quattro partigiani, non
ha partecipato nessun rappresentante del Comune. «Nessuno si è degnato di
invitarci» il commento del primo cittadino.
L’assenza ha fatto ancora più rumore vista la
presenza al corteo di Salvo Parigi, presidente provinciale dell’Associazione
nazionale partigiani italiani, e Pierluigi Lanzeni, sindaco di Capralba, paese
dove, nel marzo del 1945, i quattro partigiani vennero fucilati dai fascisti.
Il primo a prendere la parola è stato Parigi che ha
lanciato un’accorata difesa della Costituzione italiana: «Un patrimonio – ha
affermato – per il quale i quattro giovani partigiani seppelliti in questo
cimitero sono morti».
Ha ricordato il sacrificio dei partigiani per la
libertà anche il sindaco di Capralba Lanzeni, presentatosi a Caravaggio con il
gonfalone del Comune e la fascia tricolore. Fatto che non è andato giù al
sindaco Prevedini: «Ma con quale diritto l’ha fatto?». Il primo cittadino ha
poi sottolineato «che la festa del 25 Aprile era sabato e non ieri» ed inoltre
«che la deposizione dei fiori sulla tomba dei caduti in guerra si fa solo il
4 novembre».
La mancanza di un rappresentante del Comune al corteo
ha comunque suscitato le critiche dei consiglieri di minoranza presenti.
«Ricordare la Resistenza
non significa far sfilare mezzi militari – ha spiegato il consigliere di
minoranza Sebastiano Baroni – bensì onorare la memoria degli antifascisti
morti». Ma per il sindaco Prevedini il 25 aprile è la festa della Liberazione,
«quindi di tutti», e non solo della Resistenza legata ai partiti di sinistra:
«Contesto quindi anche il fatto che ieri, al contrario di sabato, siano
sventolate bandiere riconducibili a formazioni politiche».
Il consigliere di minoranza Lazzarini è comunque
pronto ad una mediazione: «Come facendo sfilare mezzi militari americani
ricordiamo giustamente i morti dell’esercito alleato – ha concluso – è giusto
che il 25 Aprile si ricordino anche i nostri morti. Proporrò al sindaco
che il prossimo anno le due celebrazioni vengano svolte lo stesso giorno».
Eco di Bergamo, 27/04/09
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