Nell’ultimo periodo l’attenzione mediatica verso Zingonia è aumentata notevolmente (come avevamo fatto notare qui e qui).
Gli abitanti dei palazzi Athena, con tutti i problemi di cui sono subissati, si sono dovuti anche sorbire visite di assessori e consiglieri regionali, in una sorta di safari volto ad esibire un improvviso interesse istituzionale per la situazione del quartiere.
L’ultraleghista presidente della provincia Pirovano ha annunciato la sua volontà di sostenere un progetto di riqualificazione dell’area, grazie a fondi “scovati tra le pieghe del bilancio” (sic!).
Ma di quale piano di riqualificazione si sta parlando? Forse del contratto di quartiere tra i comuni di Zingonia e la regione Lombardia, che tanto era piaciuto al governatorato lombardo da essere stato premiato con il massimo punteggio tra tutti gli altri contratti pervenuti?
In realtà, no. Il contratto di quartiere è stato giudicato "troppo complesso", in quanto avrebbe inciso non solo sugli immobili, ma anche sulla mobilità, tramite la riduzione della larghezza delle strade, la riqualificazione e il parziale spostamento dell’area industriale; inoltre prevedeva centri per l’integrazione, edificazione di alloggi popolari e accompagnamento all’affitto degli inquilini di immobili di cui fosse prevista la demolizione.
Non era un progetto privo di criticità, ma almeno in esso si scorgeva la consapevolezza di andare ad operare in un’area nata dal fallimento di un’immensa speculazione edilizia, abbandonata a se stessa da anni, proprio per via della complessità degli interventi necessari.
Troppo complesso. Dunque la regione Lombardia stralcia il contratto e inserisce Zingonia nei progetti FAS (Fondo Aree Sottosviluppate), snellendo gli obbiettivi: nessun intervento al di fuori della demolizione dei palazzi Athena di p.zza Aldo Moro (quella della fontana del missile), creazione di aree prevalentemente commerciali, con qualche spruzzata di aree residenziali; di edilizia popolare non se ne parla più: gli alloggi ad affitto calmierato vanno evitati perché "perpetuano il problema".
All’orizzonte si profila lo spettro di una nuova speculazione, con tanto bel cemento a far lievitare gli interessi dei soliti noti (facciamo il nome di Grossi, lo speculatore della Compagnia delle Opere, alias braccio economico di Comunione e Liberazione, giusto per ricordare come si muova la giunta regionale su questo piano).
Nessuno nomina più gli abitanti di Zingonia, accumunati in una massa indistinta sotto l’etichetta di “problema”.
Quindi, nessuno si stupisca se verrà effettuato il taglio dell’acqua per morosità degli Athena 2-3 (l’1 dovrebbe salvarsi grazie al successo di una colletta tra gli inquilini), dove tra l’altro si vive senza riscaldamento da anni.
Basta, per capire la situazione, considerare che sulla maggior parte degli appartamenti pesano i debiti degli inquilini precedenti agli attuali.
Si va dal senegalese operaio in cassa integrazione che ha sempre pagato le bollette fino a quando gli hanno annunciato un debito pregresso abnorme legato al suo appartamento, al padre di famiglia marocchino che ha sempre pagato tutto, ma verrà comunque privato dell’acqua perché i suoi vicini non l’hanno fatto, al giovane pakistano appena arrivato, che non sa neanche cosa stia succedendo.
La cosa che lega tutte queste persone è che non avranno più acqua corrente in casa da martedì,
l’unica fonte idrica a cui possono approvvigionarsi è questa
due tubi posizionati all’esterno del complesso Athena, a ridosso della carreggiata, per più di 60 appartamenti, sufficienti solo a garantire una facciata di legalità: con questa fontanella i palazzi sono dichiarati aventi accesso idrico, e dunque non si cade nell’inagibilità che avrebbe obbligato ad uno sgombero coatto.
A quando il prossimo articolo sul “degrado”, ornato da foto a colori delle famiglie di Zingonia che si lavano per strada?