Dopo tante stucchevoli storielle della stampa sulla "generosità" con cui era stata trattata la famiglia di un clandestino boliviano morto mentre si recava al suo porto di sfruttamento quotidiano, ecco un esempio della realtà quotidiana della Bassa bergamasca:
La proprietaria di un bar di
viale Ortigara aveva donato 5mila euro a un marocchino che voleva uccidersi
EVITA UN SUICIDIO E VIENE CRITICATA
Lo sconcerto della donna: «Mi
hanno addirittura detto che dovevo lasciare che Jamal si buttasse dalla gru»
Treviglio
– Per convincere un marocchino a non uccidersi, gli aveva donato
5mila euro. Un gesto caritatevole che non è piaciuto a molti che non hanno
esitato a rimproverla di aver voluto solo mettersi in mostra. La donna, Lucia
Santoro, proprietaria del bar tabaccheria «Tiffany» di viale Ortigara, non ci
sta però a passare per una esibizionista.
Nel pomeriggio di giovedì della scorsa settimana un operaio edile
marocchino Jamal El Zatun, 45 anni, con regolare permesso di soggiorno, era
salito su una gru posta in un cantiere di viale Ortigara e aveva minacciato il
suicidio. Un gesto disperato dettato dalla sua situazione economica, aggravata
dal fatto che da oltre quattro mesi non percepiva lo stipendio dall’impresa
edile per cui lavorava.
Per convincere il marocchino a scendere da quella gru, era intervenuta Lucia
Santoro, proprietaria del bar dove l’operaio si recava ogni giorno durante la
pausa pranzo. La barista aveva quindi consegnato al marocchino un assegno da 5
mila euro, convincendo così l’extracomunitario a desistere dal tragico gesto.
«E’ stata un’azione istintiva e irrazionale, dettata dal cuore più che dalla
ragione – ha spiegato la barista a mente fredda ricordando quei drammatici
momenti – Conoscendo bene quella persona, ho pensato ai suoi tre figli piccoli
e alla condizione in cui si trovano».
ll dono della barista, al momento accolto tra gli applausi della gente presente
in viale Ortigara, nei giorni successivi è stato fortemente criticato dai
clienti del suo locale. «Dopo le lodi iniziali – ha spiegato la Santoro
La vicenda si è conclusa poi con la restituzione dell’assegno a Luigia Santoro
da parte del marocchino, che nel frattempo è stato licenziato dall’impresa
edile per cui lavorava. « Alla fine sono quasi dispiaciuta di aver compiuto
quel gesto – ha concluso tristemente – Adesso quel povero operaio si ritrova
senza lavoro e con tre figli da mantenere. Inoltre l’indifferenza e la poca
sensibilità della gente mi ha ferito profondamente, perchè sono la
rappresentazione l’infelice società in cui viviamo». quasi in lacrime –
ho iniziato a ricevere giudizi negativi, e anche piuttosto pesanti. Non ci
tenevo assolutamente ad apparire come una benefattrice, volevo solo evitare che
quella situazione si concludesse tragicamente. Sono arrivati addirittura a dirmi
che potevo anche lasciare che Jamal si buttasse da quella gru, visto che si
tratta di una persona che conosco appena ed è un extracomunitario».
Il Giornale di Treviglio, 14/11/08