Cava, dolce cava

CAVA, DOLCE CAVA

 

Bassa Bergamasca terra di lavoratori,
leghisti e anche cavatori.

Il triangolo
Arcene-Pontirolo-Ciserano
è da anni ambita zona di escavazioni per ghiaia di
buona qualità, si parla di più di 8 milioni di metri cubi. Le poche famiglie
che si spartiscono questa torta geologica sono abili negoziatori: in Regione si
deve arrivare muniti di trattative con i privati proprietari dei terreni interessati
già ben avviate, per poi ottenere il via libera dal Consiglio.

È l’iter seguito anche
dall’azienda Vitali, che nel frattempo ha costruito il parcheggio della
(futura?) stazione di Arcene, che ancora attende il rispetto degli accordi per
far fermare treni della linea Bergamo-Milano.

Dal biennio 2000-2001 i Vitali
hanno acquistato svariati terreni nella zona ovest di Arcene, al confine con il
comune di Pontirolo, proprietà di alcuni privati arcenesi. In Regione,
tuttavia, solo 29 consiglieri contro 28 hanno votato il via libera per
l’apertura di una nuova cava. L’area interessata è un triangolo stretto fra una
cava esistente in attesa di bonifica (con timore di scarico di eternit),
la  fermata ferroviaria e il Parco Locale
di Interesse Sovracomunale (PLIS). Vicinissima è, poi, la centrale Enel di
Ciserano. Si tratta, quindi, di un nuovo impianto (“fuori bacino”), e dalle
dimensioni esigue: 500.000 metri cubi. 

Quali, allora, le motivazioni per
mettere le mani (e le ruspe) su questa fetta di terra?

Cavare è un investimento sicuro,
come dimostrano i dati sulle vendite anche all’estero della ghiaia nostrana,
che spesso non finisce nei “nostri” mattoni, come amano millantare gli
scavatori.  

Ad Arcene s’impegnano a scavare
“non in falda”, ovvero a fermarsi a 12 metri di profondità. Prassi che, spesso,
porta poi ad ulteriori accordi con gli enti regionali per continuare a scavare
fino a 40 metri.

Il Comune di Arcene, e di riflesso i Comuni limitrofi, teme che questo primo
buco possa essere ghiotta testa di ponte per poi spingersi più a Sud e
collegarsi ad un’altra serie di buchi precedenti. Nonostante la legislazione in
materia di recupero cave e tutela ambientale, infatti, ai cavatori conviene
lasciare aperti i vari bacini per poterli utilizzare “a rotazione”. Non esiste
un organo di vigilanza e i risultati sono la “grovierizzazione” del territorio,
con buche che spesso finiscono in discariche e gli abitanti che rimpiangono la campagna perduta, sacrificata alla voracità edilizia.

A far gola sono anche le
infrastrutture di cui si vocifera da anni: l’autostrada pedemontana a Dalmine e
la BreBeMi a
Treviglio, nonostante l’avanzamento zero dei lavori per via di ammanchi
finanziari (per la BreBeMi
i costi sono previsti in quasi 2 
miliardi di Euro).

Il Comune di Arcene si sta
opponendo per vie legali: a Settembre intende rinnovare la protesta in
Consiglio Regionale, facendo per esempio emergere l’assurdità dell’inserire
aree adibite a parco in un piano-cave, o ancora il contrasto con
l’esortazione  della  Provincia a rendere “urbanisticamente
appetibili” (??) le zone circostanti la stazione. Nel frattempo si vuole tenere
informata la popolazione e cercare l’appoggio e il coordinamento con tutti i
Comuni vicini. Le delibere regionali, fra cui il piano-cave, devono essere
pubblicate e in quel momento chiunque può intervenire con osservazioni. Ed è
quello che farà Arcene, con una denuncia al TAR che chieda una sospensiva per
il piano-cave. Legambiente si assocerà come parte lesa, e così potrebbero fare
altre associazioni interessate.

Un assessore locale sostiene che
la priorità dei paesi della Bassa, ormai saturi quanto ad urbanizzazione,
sarebbe quella di rivalutare i centri storici e curare la viabilità. Inoltre
intorno ai numerosi fiumi della zona, con un opportuno rimodellamento, si
potrebbe ottenere ulteriore ghiaia, anche se con investimenti sicuramente meno
agevoli.

L’azione del Comune di Arcene e
di chi lo sosterrà, rallenterà sicuramente l’apertura della cava e, forse, ne
impedirà del tutto l’attuazione. È, tuttavia, doveroso tenere monitorati gli
abili movimenti di chi crivella il suolo su cui calpestiamo e che, poi,
rimpiangiamo, per non rischiare di finire miopi come le talpe e  ritrovarci a nostro agio in un sistema di
gallerie sotterranee infiltrate da percola
to.

Alcuni dati tratti da qui:

NEL TERRITORIO IN ESAME CIRCA 350 HA SONO OCCUPATI DA AMBITI DI CAVA:
CIRCA IL 20% SITI IN SPONDA DESTRA DEL FIUME BREMBO, TRA BREMBATE E CAPRIATE;
CIRCA IL 35% COLLOCATI NELL’AREA TRA CISERANO E TREVIGLIO;
CIRCA IL 45% UBICATI IN SPONDA SINISTRA DEL FIUME BREMBO LUNGO L’ASSE DELLA EX S.S. 525 TRA BOLTIERE E PONTIROLO NUOVO.

IL NUOVO PIANO CAVE, ADOTTATO DALLA PROVINCIA DI
BERGAMO NEL MARZO 2004, PREVEDE COMPLESSIVAMENTE L’ESTRAZIONE DI 48,7
MILIONI DI M³ DI GHIAIA E SABBIA


RISPETTO AL PIANO CAVE VIGENTE,
SONO STATI INSERITI 5 NUOVI AMBITI DI ESTRAZIONE DI GHIAIA E SABBIA,
AMPLIANDO DI 86 HA LA SUPERFICIE INTERESSATA A CAVE, PERMETTENDO
UN’ESTRAZIONE DI 9,8 MILIONI DI M³ EQUIVALENTI AL 20% DELLA PRODUZIONE
COMPLESSIVA DI GHIAIA E SABBIA PREVISTA DAL PIANO


LA REGIONE
LOMBARDIA, CON DELIBERAZIONE DI GIUNTA DEL 22 DICEMBRE 2005, HA
MODIFICATO LA PROPOSTA PROVINCIALE, INCREMENTANDO LA PRODUZIONE
PROVINCIALE PREVISTA DEL 11%, ULTERIORI 5,4 MILIONI DI M³ DI GHIAIA E
SABBIA


GLI AMBITI CHE INTERESANO I COMUNI DI BOLTIERE, BREMBATE,
CAPRIATE SAN GERVASIO, PONTIROLO NUOVO, CISERANO, ARCENE E TREVIGLIO
SODDISFANO IL 27% DELL’ESTRAZIONE DI SABBIA E GHIAIA PREVISTA DAL NUOVO
PIANO CAVE.

 

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