Piccola storia di razzismo quotidiano

 

Questa testimonianza arriva da una studentessa di storia dell’Università Statale di Milano.  Forse potrà sembrare poco significativa, tra le continue notizie di aggressioni, ronde, roghi ai campi rom, "dagli allo straniero". La riportiamo lo stesso, nella sua meschinità, quasi per senso del dovere.

"Università degli Studi di Milano, corso di romeno afferente al Corso di
Laurea di Lingue e Letterature straniere. Frequentato da figli di
coppie miste e immigrati di seconda generazione alle prese con la
riscoperta della grammatica avita, e semplici curiosi e cultori
italici. Tutto nella norma, come mille altri corsi.
Però, c’è un però. La lingua neolatina di quella propaggine di romano
Impero è una "lingua di merda". Una "lingua da zingari". Del resto la parlano,
indiscriminatamente, stupratori romeni, ladri romeni, ubriaconi romeni,
badanti-prostitute romene, ladri di bambini rom, accattoni rom.

E allora diversi studenti decidono di cambiare corso, passare ad una lingua meno insidiosa, più
politicamente corretta. Anche per sottrarsi ai commenti sempre più fastidiosi dei compagni di studi.


Si vede che anche studiare il paradigma del verbo essere in romeno è
indice di complicità con l’inquinamento biologico e morale che i loro
madrelingua perpetrano quotidianamente, si vede che comprare una
grammatica è contrastare l’operazione sicurezza trasversalmente
condivisa e appoggiata."


 

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Trenitalia prova a ostacolare il corteo di Verona

 

Numerosi manifestanti bergamaschi e bresciani avevano deciso di raggiungere in treno il corteo antifascista di Verona. Trenitalia evidentemente non ha gradito, vista la scena surreale che si è verificata alla stazione di Brescia: nonostante fossero stati acquistati dei normali biglietti cumulativi, il treno è stato inspiegabilmente bloccato per più di un’ora, tra la rabbia di tutti i viaggiatori presenti. Nessuno, se non i manifestanti, ha spiegato alla gente cosa stesse accadendo. Ad un certo punto gli altoparlanti hanno annunciato che "il treno sarebbe partito con un ritardo indeterminato per controlli delle forze dell’ordine". Peccato che le forze dell’ordine non si siano avvicinate al treno, nè avevano alcuna intenzione di farlo.

La responsabilità del blocco era interamente di Trenitalia: infatti uno zelante rappresentante dell’azienda richiedeva insistemente il controllo dei biglietti, senza per altro minimamente tentare di farlo. Nel frattempo si avvicinava, e passava, l’ora della partenza del corteo di Verona, mentre i pendolari erano impossibilitati a raggiungere le loro case. 

Il blocco è stato rimosso solo dopo l’occupazione degli altri binari.

Complimenti a Trenitalia che ha cercato di creare "problemi di ordine pubblico" a comando, come avviene ormai spesso da un paio d’anni a questa parte.

alcune foto:


alcune foto del corteo:

foto 1 foto 2 foto 3


 

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Sei straniero e hai bisogno di aiuto? Ti espello

 
Ricordate il vecchio adagio "aiutiamo gli italiani e/o i padani prima degli altri"?
Storia vecchia. Ora è stato sostituito da "anche se ho soldi per aiutarti, se sei straniero non te li do".
Anzi, ti espello.

La Lega ha ottenuto  un buon 30% a livello locale nelle ultime elezioni. Volete che non calchi la mano?
Che non si senta in diritto, anzi in dovere, di inasprire quel clima di xenofobia in cui sguazza quotidianamente?
Magari per coprire con urla e slogan una realtà scomoda.

La
geniale pensata proviene, infatti,  dal sindaco di Brignano (Bassa
bergamasca)  Giuseppe Ferri, Lega Nord, che ha introdotto nel suo
comune una nuova ordinanza:  prevede il ritiro immediato del permesso
di soggiorno agli stranieri che si azzardino a chiedere un sussidio
economico.

Il tutto sulla falsariga di una non meglio precisata direttiva
europea che impone allo straniero di possedere un reddito tale da non
"pesare" sul paese ospitante.

Lo stesso sindaco capeggia da mesi una giunta che arranca su svariati problemi urbanistici, fra tutti
il piano regolatore: nient’altro che una gigantesca colata di cemento
sul paesino della Bassa, tanto che persino alcuni compagni di partito
di Ferri hanno votato contro. Salvo poi essere costretti a dimettersi,
lasciando il posto a personaggi più malleabili.

Cosa c’è di meglio di prendere torce e forconi per la caccia allo straniero per dimenticarsi delle aberazioni edilizie in corso?

Piccola parentesi legale:

la
direttiva a cui fa il riferimento Ferri è la  2004/38/CE recepita con
il decreto legislativo del 19/01/2007, riferita ai soli cittadini
comunitari. Sarebbe utile che Ferri andasse oltre la riga della
direttiva che afferma "Il diritto di soggiornare per un periodo
superiore a tre mesi resta soggetto ad alcune condizioni:


disporre
di risorse economiche sufficienti e di un’assicurazione malattia al
fine di non divenire un onere a carico dell’assistenza sociale dello
Stato membro ospitante durante il soggiorno."

Basta superare il
punto per leggere "A questo proposito, gli Stati dell’Unione non
possono fissare l’ammontare delle risorse considerate sufficienti, ma
devono tener conto della situazione personale degli interessati".

Un’altra
direttiva (2003/109/CE) recepita con il decreto legislativo del
8/01/2007, riferendosi a tutti gli stranieri comunitari e non, dichiara:

"12.
Oltre a quanto previsto per lo straniero regolarmente soggiornante nel
territorio dello Stato, il titolare del permesso di soggiorno CE per
soggiornanti di lungo periodo puo’:

.
.
c) usufruire delle
prestazioni di assistenza sociale, di previdenza sociale, di quelle
relative ad erogazioni in materia sanitaria, scolastica e sociale, di
quelle relative all’accesso a beni e servizi a disposizione del
pubblico, compreso l’accesso alla procedura per l’ottenimento di
alloggi di edilizia residenziale pubblica, salvo che sia diversamente
disposto e sempre che sia dimostrata l’effettiva residenza dello
straniero sul territorio nazionale".

Lo stessso decreto legge
prevede che uno straniero con permesso di soggiorno da più di 5 anni
possa ottenere il rinnovo automatico di ques’ultimo se dimostra un
reddito annuo inferiore a quello previsto per l’erogazione dell’assegno
sociale (circa 5000 euro all’anno).

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Per raggiungere insieme Verona

 

CORTEO ANTIFASCISTA
SABATO 17 MAGGIO
ore 15.00 – Stazione Porta Nuova / Verona


ritrovo nelle stazioni di:


Treviglio centrale ore 13.00 (treno 13.42)
Romano di Lombardia ore 13.15 (treno 13.54)

 

 

VERONA, MAGGIO 2008: FASCISTI UCCIDONO!

Il 1 maggio a Verona 5 neofascisti uccidono un ragazzo a calci e pugni: un OMICIDIO
POLITICO in piena regola. La questura veronese e la stampa locale e nazionale
nel frattempo si affrettano a diffondere una ricostruzione dei fatti che vuole
accreditare la versione di una rissa per futili motivi, la cui motivazione è da
cercare nelle logiche del ‘branco’ e nel vuoto di valori dell’odierna società.
Tutto questo è FALSO! Gli squallidi personaggi in questione sono appartenenti
ad organizzazioni dell’estrema destra locale (uno addirittura si candidò nelle
liste di Forza Nuova), già protagonisti di numerose aggressioni negli ultimi
due anni.

La morte di Nicola Tommaselli è un OMICIDIO POLITICO, maturato nel clima di
intolleranza che si vive nelle strade di Verona e tante altre città: un clima
di intolleranza fomentato dalle campagne della stampa e dei politicanti di
destra e sinistra che agitano la questione della sicurezza, chiedendo ORDINE e
REPRESSIONE, diffondendo ed alimentando ad arte i sentimenti di paura e discriminazione
del diverso, che si tratti di un immigrato, un mendicante o un omosessuale. Un
clima che ha LEGITTIMATO silenziosamente le azioni infami di questi assassini,
come legittima i roghi notturni ai campi Rom o le ronde di solerti cittadini alla ricerca della
loro legalità.


Un OMICIDIO POLITICO per natura e matrice, non certo un episodio casuale.
Un’aggressione che ricalca tristemente quanto accaduto in questi ultimi anni a
Milano e a Focene (Roma), con gli omicidi di Dax e Renato Biagetti: omicidi
frutto del diffondersi di una mentalità xenofoba e intollerante in cui
l’IDEOLOGIA FASCISTA trova spazio per proliferare e creare aggregazione. E’
nostro compito tornare a combattere con determinazione rigurgiti di FASCISMO e
RAZZISMO: nelle scuole, nei posti di lavoro e nelle strade e ovunque questi si
ripresentino, nel silenzio connivente dell’opinione pubblica.

IL TEMPO DELLE PAROLE E’ FINITO!
COSTRUIAMO L’AZIONE ANTIFASCISTA NELLE NOSTRE CITTA’!

 
 

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Mayday! Mayday! 2008

 

La Bassa era presente, alto era il morale, la morale non si sa…

"A dispetto delle assicurazioni degli organizzatori del corteo, anche
quest´anno i bravi ragazzi dell´area no global e dei centri sociali che
hanno partecipato alla Mayday Parade hanno lasciato il segno" – ha
tuonato il vice sindaco De Corato.

Infatti!

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

 

 

 

 

 

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La svastica delle alpi

 


Un’analisi reperibile qui: socialdesignzine

Semiologia politica in Padania

Alessandro Savorelli*

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana, alcuni professori
comunisti, sedotti dal lato oscuro della forza, inventarono uno dei
loro soliti inganni dialettici, stalinian-hegeliani: la semiotica. Che
cosa dicevano? Invitavano a studiare i “segni” come se fossero non
superfetazioni arbitrarie del reale, ma “cose” esse, o segmenti di
cose, non separabili dalle cose: non “scorze”, o scorze senza le quali
la “polpa” va a male e si disfa. Su questo presupposto insegnarono a
pensare che la pratica della decrittazione dei segni desse delle
informazioni sulle cose stesse e consentisse di giudicarle: fosse il
quadro di un ‘pompiere’ di fronte a un classico, il menu della pizzeria
a taglio “Bella Napoli” e quello di Maxim, un movimento politico
dall’ideologia sgangherata o una formazione dal programma complesso.

(…)

Infine la Lega, l’unico segno rimasto dagli anni Ottanta, perché. come
è stato osservato acutamente in un commento, è ormai “il partito più
vecchio della repubblica” (di una repubblica che esso, paradossalmente
vuol disfare). Ho chiamato (sforzandomi di ridere) quel segno «svastica
delle Alpi», non senza motivo: come la svastica è un emblema solare; e
ho poi dato la stura a un’invettiva che, tuttavia, non è così
partigiana come si crede. Se si tolgono gli aggettivi-contumelia
(canaglia, carogna, rozza etc.), mie definizioni personali (che ho
espresso più volte), gli altri non sono offensivi. Fotografano bensì le
idee portanti del movimento leghista: xenofobia, localismo, difesa di
interessi costituiti, disprezzo dello stato, indifferenza ai problemi
dei “diritti”, tradizionalismo. Idee del genere sono “di per sé”
reazionarie, anche se la storia le ha rimescolate in tanti modi. Né la
Lega si dovrebbe offendere di una definizione che è puramente neutra
(come “liberale”, “conservatore”, “progressista” etc.). Se “comunista”
nel linguaggio berlusconiano-leghista sta diventando una parolaccia,
come già lo era “fascismo” per i democratici, “reazionario” può ben
essere una definizione e non una contumelia.

Ma la cosa non
è stata bevuta: mi sono saltati addosso in molti, reclamando la
“modernità” della Lega, la sua “vicinanza al popolo e ai suoi bisogni”
(non compresi dalla sinistra classica), il fatto che l’hanno votata gli
operai, la sua presunta probità amministrativa. Ora che la sinistra non
abbia capito certe cose, sono il primo a sostenerlo, ma l’argomento «la
votano gli operai, ergo» mi lascia perplesso: i contadini affamati del cardinal Ruffo che impiccavano i giacobini non rendevano ipso facto
«moderno» il cardinal Ruffo: che reazionario era e rimaneva.
Testimoniavano semmai della subalternità popolare a parole d’ordine
reazionarie.

Ordunque, vediamoli i “segni” della Lega,
come facevano i semiologi della galassia lontana lontana, vediamola la
sua strategia comunicativa. Vediamo se ci dicono qualcosa di lei. Se la
definizione “reazionaria” è gratuita.

Cominciamo dal sole delle Alpi.
Segno solare e ancestrale: nessun partito moderno si è rifugiato in una
terra di mezzo così lontana per dire ciò che è. E sorvolo sul fatto che
la scelta è a sproposito: quel simbolo si trova in tutto il mondo
antico e medievale, e in tutto il mediterraneo. Io ne ho fotografati
decine nel sud e in altre zone non sospette di essere “celtiche”; si
trova persino in Tunisia. Ma a parte la bufala storica e antropologica,
il segno non è che un segno di forte evocazione ancestrale, una runa,
proprio come la svastica, la croce celticaimprinting da destra reazionaria innegabile.  Un partito moderno non sceglie simboli ancestrali, veri o finti.

Se poi si va sul sito dei Giovani Padani,
i simboli (anche questi quasi tutto falsi, cioè reinterpretati a
partire dal mito) sono resi in una ridicola araldica da palio di paese,
addobbata di draghi, leoni, spadoni, grifoni: paccottiglia recuperata
sui siti di araldica, i più esoterici, e rivenduta per storica. Nessun
partito moderno si addobba da dungeons and dragons. La scelta
di connotarsi come “nazioni” coi propri simboli d’antan, è tipica di
un’ideologia nazionalista, patriottarda e revanscista. L’Italia
umbertina e il fascismo amavano le parate delle “province fedeli” coi
loro blasoni, del genere «Frosinone! presente!». Mio padre rammentava
il cartello da

parata del fascio di Forlì: «noi, Forlì, il mondo».

Militarismo,
non importa se solo verbale. Dagli scudo dragonati alla macchina
teatrale-guerriera: i giovani padani hanno sempre la spada in mano,
l’elmo in testa, come il prode Anselmo, e combattono sempre contro
qualcuno all’arma bianca. come i gruppi ultras delle curve e i
movimenti di destra. Camicia nera, camicia verde. i padani, come i
fascisti amano agghindarsi in divisa.

Nazionalismo. Posticci i simboli, da film storico (i padani sbavano per quella schifezza di Braveheart),
posticcia la patria padana: e tuttavia il connotato nazionalistico è
fortissimo: una patria sempre armata e in guerra contro nemici e
oppressori. Nazionalismo etnico di estrema destra: aggressivo,
esclusivo. Magliette e poster esibiscono tipiche idee da nazionalismo
di destra: onore, coraggio, orgoglio, tradizione. Di nuovo, come le
curve di destra.
Tutte queste cose si vedono anche molto bene nel
prezioso catalogo dei poster della Lega (dal 2000 a oggi) sul suo sito.
Sulla grafica lascio il commento ai tecnici: a me pare piuttosto
dozzinale, per non dire pacchiana, urlata, da manifesto di sagra
paesana o discount da tre soldi. La strategia comunicativa comunque, verbale e iconografica non lascia dubbi sulla collocazione politica.
Nazionalismo, mitologia nazionale, spiegata ai bambini, come nelle
dittature, in appositi opuscoletti. Lo slogan è elementare e protervo
«padroni a casa nostra».

Ibridazione dei messaggi:
come il fascismo, la Lega adotta “pezzi” del linguaggio politico
altrui, e li usa con disinvoltura: «il vento del Nord», la «lotta di
liberazione».

Conservatorismo e totale chiusura di fronte ai problemi nuovi: espellere i clandestini, negare rappresentanza, opposizione alle leggi («basta tribunali dei minori»).

Moralismo fondamentalista
(ipocrita: chi va con la squillo? chi si droga? sono marziani,
terrorni, extracomunitari?), stile sindaco-sceriffo di Hollywood
(«ripulirò questa città»):  «prostituzione e pornografia ALT!». «Ferma
l’AIDS»: come? non si sa, votando Padao. Perché come diceva la
macchietta di un film americano: «l’AIDS non è la malattia, è la cura»…

Elogio del premoderno.
Semplificazione dei problemi economici e protezionismo crudo,
premoderno («servono i confini per difendere le imprese»). Premoderna
negazione di diritti validi per tutti e privilegio etnico: «Case
popolari: prima i padani!», «Magistrati padani in padania».

Violenza verbale,
autoidentificazione attraverso un nemico satanizzato, alla Karl
Schmitt. Esasperazione aggressiva del linguaggio: la Padania è sotto
apartheid, il nemico è un’«orda», l’Europa impicca la Padania, in
Italia ci sono i «soviet», il governo deve essere tritato nella
spazzatura, Roma è uno stato «coloniale», i «turchi e i cinesi» (il
pericolo giallo!) ci assediano, la sinistra è fatta di «nazisti rossi».
Il ministro delle finanze è un «ratto che ti rapina».

Tradizionalismo: «sì alle radici cristiane». Naturalmente un po’ cristiane un po’ celtiche.

Antipolitica, prepolitica.
La politica è una questione di «soldi!ì». Egoismo e rivolta fiscale: le
paure e le ossessioni del borghesuccio diventano un programma politico
rudimentale. Qualche intellettuale della Lega scrive talora «autonomia
finanziaria», ma al popolo ci si rivolge più direttamente, in mutande:
«basta tasse», anzi, meglio «basta soldi», o  «i soldi delle tasse»;
Roma è una matrona che frega le uova d’oro alla Padania, un vampiro
romano «frega i risparmi» ai padani; gli «statali» (per definizione
tutti poltroni, fatta eccezione forse per statali padani?) vanno
buttati fuori. L’armamentario della commedia all’italiana, dei
«tartassati», al posto della politica; l’antipolitica e prepolitica dei
discorsi da bar come strategia comunicativa. Il conservatorismo contro
lo stato e contro le tasse connota i partiti di estrema destra
populista da sempre. Lo stila è identico a quello dell’Uomo qualunque.
Stessa vittimismo complottardo, stesso appello alla furbizia italiana:
non farti fregare dallo stato. Soluzione classica: più padania, più
libertà. Ci siamo noi a difenderti. Si esce dalla crisi a destra, come
nella Germania del ’32 e per mezzo di amici fidati, gente come te, un
capo che viene dal popolo, in canottiera.

Ecco la strategia
comunicativa del partito «radicato nel popolo» e «amato dal popolo»,
che ora tutti vezzeggiano. È una strategia di estrema destra,
reazionaria: di solito le idee e la pratica sociale e politica di chi
usa una strategia del genere sono reazionarie. Magari la Lega sarà
un’eccezione: anche gli squadristi, col loro ridicolo fez, il
manganello e l’eia eia alalà sedussero qualche tranquillo liberale
timoroso delle intemperanze della sinistra e preoccupalo del suo
portafoglio, qualche «laureato, educato, dalle visioni ampie,
razionale, acculturato, intelligente, voglioso di tensione e
cambiamento, interessato, dinamico, propositivo».  Le colpe della
sinistra sono nel non volere e poter dare risposte ai problemi che la
Lega agita come clave: ma questo non toglie che le idee che la Lega
agita, scrivendo e dicendo quel che dice e come lo dice, siano
arretrate e pericolose per la democrazia. Inseguirla sul suo terreno, a
partire dalle prossime venture riforme istituzionali, sarebbe
l’anticamera di ulteriori disastri per l’opposizione. 

 

*Ricercatore e storico della filosofia moderna presso la Scuola Normale
di Pisa, si occupa di storia della simbologia e dell’araldica delle
istituzioni pubbliche, in particolare dell’araldica comunale.

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27 aprile, partigiani a Caravaggio

 

DOMENICA 27 APRILE ORE 10,00

OMAGGIO ALLA TOMBA DEI QUATTRO GIOVANI PARTIGIANI CARAVAGGINI

Uccisi dai fascisti a Capralba nel marzo 1945

Partenza all’inizio di via Nazario Sauro per il Cimitero di Caravaggio

 

 

Il 25 Aprile non è una ricorrenza fra le tante: nel 1945 ha segnato la fine
della Seconda Guerra Mondiale per l’Italia, nonché dell’occupazione nazista che
durava dal 1943.

 

L’indifferenza per un passato
molto vicino, non solo cronologicamente, lascia campo libero alle
strumentalizzazioni politiche, e soprattutto partitiche. Per questo riteniamo
inaccettabile che un’istituzione, quale è il Comune di Caravaggio, celebri una
data così fondamentale passando l’immagine di una liberazione ad opera delle
sole forze alleate, misconoscendo esplicitamente il ruolo della Resistenza
partigiana. Anche a Caravaggio così come nella Bergamasca, il movimento
partigiano era attivo e combattivo:
questo paese ha dato i natali a quattro giovani partigiani uccisi dai fascisti
a Capralba nel marzo 1945, dimenticati dall’Amministrazione comunale
.

 
Nell’intera provincia di Bergamo
sono stati ufficialmente censiti 4845 partigiani.

Da anni l’amministrazione comunale (leghista) di Caravaggio celebra il 25 aprile con una sfilata di mezzi militari statunitensi ed italiani, una parata di bikers amici dell’assessore alla sicurezza e tante altre amenità, tra cui la PRESENZA DI SIMBOLI FASCISTI, senza dedicare una sola parola alla memoria dei giovani partigiani caravaggini uccisi dai fascisti.

Alcune immagini del corteo per il 25 aprile che si è svolto a Caravaggio nel 2007:

 

 
 

 

Per
questo “ora e sempre Resistenza” contro la bieca riscrittura strumentale di una
storia di cui sopravvivono ancora alcuni protagonisti, e soprattutto molte
conseguenze.

 

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Foto 25 aprile a Treviglio (BG)

 
 
 
 
 
 
 
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25 aprile – alla conquista dello spazio

 

GLI SPACE INVADERS
DELLA BASSA SI PRESENTANO:

Siamo nel 2008, l’uomo sulla luna è notizia vecchia da un po’,
ma ancora nella Bassa bergamasca non è stato conquistato uno spazio libero.

Per cui, ragazze e ragazzi, parte qui la nostra campagna per la conquista dello spazio.

 

COSA VOGLIAMO CHE SIA
QUESTO FAMOSO SPAZIO?

Un luogo dove si possa stare insieme senza spendere nulla.

 Uno spazio dove suonare, dipingere, creare partecipazione, autogestione,
cultura.

Uno spazio da cui partire per criticare un immaginario che
vede la Bassa
solo come luogo di speculazioni edilizie, noia e  paura di uscire di casa la sera.

Uno spazio dove si possa esistere senza bisogno di prendere
una tessera, vestirsi per superare una selezione all’ingresso, recitare un rosario.

 DI CHI SARA’ QUESTO
SPAZIO?

Sarà tuo.

Nostro.

Di chiunque voglia partecipare con creatività e rispetto.

 

Per cui state restate svegli, la campagna sta per partire
con numerose iniziative.

Prendete il controllo del razzo e atterrate a Treviglio il
25 aprile.

Lì gli space invaders della Bassa inizieranno a conoscersi e
si divertiranno anche un bel po’.

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Concerto 25 Aprile

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