Treviglio – Studenti e professori scendono in piazza
insieme contro il decreto Gelmini.
Ieri mattina, una delegazione di
insegnanti e di allievi delle scuole della zona, si è data appuntamento alla
stazione ovest per poi raggiungere gli altri manifestanti a Bergamo. Nel
capoluogo era infatti in programma un corteo cui hanno aderito docenti e
studenti da tutta la provincia. «Vogliamo far sentire la nostra voce – ha detto
la professoressa Lidia Mondonico dell’Agraria Cantoni – ora che il decreto è
stato approvato, non ci resta che mobilitarci per un referendum».
Sul binario, in attesa del treno, c’erano ragazzi delle superiori,
insegnanti di istituti di ogni ordine e grado, della città e di Romano,
Caravaggio e Calcinate. «La riduzione degli orari di lezione, gli accorpamenti
di cattedre – ha detto Antonio Mancone, docente di topografia del Cantoni –
sono provvedimenti che impoveriranno la scuola e la cultura». Se ci sono
sprechi all’interno dell’Università – ha aggiunto Vincenzo Spagnoletti, professore
di fotografia all’Istituto tecnico Zenale e Butinone – concordo sui tagli
previsti, ma bisognerebbe poi ridistribuire le risorse». Rispetto a iniziative
drastiche per esprimere il dissenso, come l’occupazione dei binari a Lambrate,
Spagnoletti ha commentato: «In questo paese, se non si alza la voce nessuno
ascolta, io sarei per lo sciopero ad oltranza».
Alla vigilia del via libera al
decreto Gelmini trecento docenti si sono riuniti in assemblea per contestare la
riforma
SCUOLA, PROFESSORI SUL PIEDE DI GUERRA
Gli organizzatori «Si vuole liquidare quanto
c’é di buono. Anche le famiglie saranno nei guai con la fine del tempo prolungato»
Treviglio – Trecento
come gli spartani alle Termopili. E non meno determinati a resistere. Martedì
sera nell’auditorium della Cassa rurale erano in trecento tra professori,
genitori e alunni per gridare il loro «no» alla riforma del ministro Gelmini.
Insieme per affrontare la lunga notte alla vigilia dell’approvazione del
decreto legge e dello sciopero della scuola programmato per ieri, giovedì.
Dalle scuole elementari e dalle medie, dai licei e dagli istituti
professionali, da Treviglio a Caravaggio, da Fara fino a Casirate. Docenti di
ogni ordine e grado hanno risposto all’appello degli organizzatori e martedì
sera si sono ritrovati per organizzare la resistenza nella Bassa a quello che
considerano un colpo mortale alla scuola pubblica. La serata si è aperta con
l’illustrazioni degli effetti della riforma Gelmini che già dall’anno prossimo
si toccheranno con mano. Un vero e proprio quadro apocalittico con il taglio di
80mila insegnanti in tre anni (oltre mille nella sola provincia di Bergamo),
classi molto più numerose fino a 35 alunni e di fatto l’eliminazione del tempo
prolungato alle elementari e alle medie. «Una riforma che soprattutto è stata
calata dall’alto su insegnanti e alunni – ha spiegato la professoressa Lidia
Mondonico dell’Agraria Cantoni – senza un progetto pedagogico ma che si limita
a tagliare e basta».
Disagio, apprensione per il futuro, letture politiche e sociologiche si sono
alternate in un animato dibattito.
«Più che una riforma questa è una controriforma culturale – ha detto Luigi
Reduzzi, docente del liceo scientifico di Caravaggio – Classi da 35 alunni
spingeranno a una feroce selezione tra gli alunni. I professori non potranno
gestire un simile numero di studenti se non con il 5 in pagella. E per chi
protesta contro questo sistema il Governo adopera il manganello mediatico.
Bisogna reagire però e non mollare, dobbiamo andare avanti con la protesta
anche dopo l’approvazione del decreto Gelmini». «Per me questa è una
"deforma" – ha detto Mario Galiazzo, insegnante di sostegno
dell’Oberdan – Nel testo della Gelmini non si considera affatto i disabili, e
con i tagli previsti è chiaro che saranno loro a subirne le conseguenze».
Diversi anche gli interventi degli amministratori.
«Sono qui stasera per capire cosa succederà – ha spiegato il sindaco di Fara
Valerio Piazzalunga – ma quello che si prospetta fa paura per il futuro dei
miei concittadini più giovani». «Quello che non possiamo accettare è che
qualcuno scelga cosa dovremo studiare all’università – ha spiegato prendendo la
parola uno dei pochi studenti presenti in sala, un alunno della IV liceo – e
poi ci lasci come unica opportunità una vita da precario». «Si va a toccare la
scuola elementare che a livello internazionale è considerata uno dei punti di
forza dell’Italia – ha detto Daniela Ciocca, ex insegnante e assessore alla
Pubblica istruzione a Treviglio – il progetto che sta sotto questa riforma è
innominabile. Ci riporta alla preistoria. Da amministratore non posso non
preoccuparmi perché scaricherà sui comuni il peso dei tagli. A chi altri si
rivolgeranno i genitori quando non avranno più il tempo lungo per i loro
figli».
«C’ è molta preoccupazione tra i dirigenti scolastici aldilà dei diversi
orientamenti culturali o politici – ha chiarito Andrea Crippa, responsabile del
II circolo di Treviglio che ha presentato un documento firmato dai dirigenti
della Bassa occidentale – Bisogna difendere la qualità della scuola che con
questo progetto viene compromessa».
«Insegno nella scuola dal 1974 ma sono soprattutto una mamma – ha detto
preoccupata una docente – Devo dire che comincio a rimpiangere la riforma
Moratti che almeno aveva in sé un progetto culturale».
La serata si è chiusa con l’invito degli organizzatori a siglare un documento
in cui si ribadisce il «no» alla riforma.
Il Giornale di Treviglio, 31/10/08